Popular

privata, Garret Logan

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Caposcuola Grifondoro
    Posts
    36

    Status
    Offline
    Aveva pronunciato cristallina la parola d'ordine alla Signora Grassa, sua grande estimatrice che vedeva in lei la promettente cantante che era destinata a diventare; ogni volta che la trovava di fronte al ritratto le chiedeva di improvvisarle un vocalizzo o qualche frase dalle più celebri romanze d'opera. A nulla valevano i tentativi di Clarissa di spiegarle che cantare in quel modo vetusto ed antiquato le apparteneva poco - lei doveva rilasciare tutta la potenza vocale della sua voce brunita - né le proteste perché, in quanto mezzosoprano, intonare acuti da La Traviata o Tosca le risultasse disagevole. Quantomeno, i sibemolli acuti le uscivano da Dio, questo doveva riconoscerselo.
    Segretamente, ad ogni plauso, sperava di non diventare mai un quadro di una donna obesa e colpita da una forma piuttosto evidente di menopausa in età ancora floreale; il bodyshaming, d'altronde, sembrava non essere così contrastato a Hogwarts, visto che del nome anagrafico della custode dell'ingresso della Sala Comune nessuno sembrava saperne nulla e, per generazione, ci si era riferiti a lei come la Signora Grassa, e la Hopkirk non aveva la benché minima intenzione di votarsi a quella causa.
    Ne aveva già individuata una di causa da perseguire, francamente, e, ancor più francamente, le sembrava evidente quanto fosse più stringente ed importante agire immediatamente per sovvertire una deriva di eventi che avrebbe condotto una povera anima ad una deriva di solitudine eterna.
    Il brutto anatroccolo doveva diventare un cigno. E, possibilmente, in tempi brevi.
    Aveva messo a tacere la coscienza già prima con parole vuote e terribilmente confortanti: non era affatto perché aveva individuato in Garrett Logan il perfetto toyboy da esibire in giro e, qualora fosse stato per tutto quel tempo un bamboccino con i capelli a scodella, avrebbe suscitato disapprovazione e giudizio da parte degli altri, quanto più perché, nella sua immensa bontà, voleva dare a Garrett l'occasione di diventare il perfetto ragazzo popolare, quello che Pamela Milton avrebbe puntato immediatamente non appena il makeover fosse finito. Che poi, di riflesso, vederla con un animaletto domestico così ben tirato a lucido l'avrebbe fatta apparire come la salvatrice della patria e, al contempo, come un'entità ultraterrena era un dettaglio di ben poca rilevanza, se paragonato alla grandezza del disegno delle cose.
    In fin dei conti, lei rendeva un servizio anche e soprattutto a lui e, quali che fossero le motivazioni, i fatti comunque parlavano chiaro.
    Percorse il breve cunicolo che conduceva alla Sala Comune in ampie falcate, irrompendo nella stanza con le gualdrappe e gli arazzi rosso e oro incedendo decisa; nel tragitto, urtò malauguratamente un paio di primini con la sua cartella pesante, voltandosi verso di loro e limitandosi a sorridere, il tutto accompagnato da un delizioso urletto.
    Pamela Milton era lì in un angolo, immersa in un piagnisteo dei suoi. "Per Godric, anche oggi?" domandò, in cagnesco. Probabilmente, il passaggio da un umore all'altro era stato così repentino da causare perplessità negli altri inquilini ma Pamela aveva la sgradevole capacità di contrariarla anche solo con la sua presenza.
    "Non ho detto di essere interessata al motivo del tuo piagnisteo, ma te lo chiarisco per bene: non me ne frega un cazzo" enunciò quella che era diventata la sua signature quote, non appena Pamela aveva preso quella considerazione ad alta voce come un invito alla condivisione, e sempre sorridente, voltandosi verso il divano e vedendo l'oggetto delle sue - indesiderate - attenzioni la liquidò con una pirouette ben fatta sulla gamba di terra, con i morbidi capelli raccolti in una treccia che seguivano il movimento circolare del suo corpo. Garret Logan era seduto, prevedibilmente, accanto al camino e, ancora prevediblmente, era intento a leggere uno dei suoi libri a figure.
    "Quante volte ti ho detto di smetterla di leggere quella roba. Non hai più 6 anni." disse, sfilandogli il libricino dalle mani, ignorando le proteste del ragazzino .
    "Un giorno di questi te li farò evanescere tutti, dal primo all'ultimo." lo ripose nella sua borsa che ripose accanto a lei, mentre ripose lei stessa accanto a BabyLogan sul divano. "Oggi è il tuo giorno fortunato. Ho deciso di prendermi a cuore la tua causa e voglio annunciarti che, da oggi, sei appena diventato il mio nuovo progetto. Si lo so, lo so, non me lo hai chiesto e proprio questo mi rende una persona così adorabile." snocciolò, tutto d'un fiato, sorridendo e strizzando gli occhi, come a voler prendere un fragoroso applauso. "Credo di essere un po' la Parigi degli esseri umani, non è meraviglioso?"
    La domanda era ovviamente retorica, tanto che non attese neanche la replica di Garret, ignorandola, mentre si voltava verso di lui, prendendogli le mani e chiudendo gli occhi, in un gesto di profondo raccoglimento.
    "Quando incontro qualcuno più infelice di me - e diciamocelo, chi non lo è? - mi si spezza davvero il cuore in due. E quando posso fare qualcosa devo subito farlo, a partire da ora la tua vita sta per cambiare ed è solo grazie a me, riesci a crederci?! In ogni caso, segui tutte le mie indicazioni e vedrai. Tu. Sa-rai..."
    Fece una pausa ad effetto, guardandolo dritto negli occhi ed inspirando profondamente.
    "Popolare"
     
    .
  2.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    150

    Status
    Offline
    Oh stava andando male, stava andando maledettamente male.
    La sua media scolastica era scesa così drasticamente che ad ogni lezione gli sembrava di sentirsi gli occhi addosso di ogni professore, come se gli dicessero senza dire apertamente ch’era diventato una mezza sega anche in quello. Sua madre, nelle lettere, gli diceva che non poteva pensare solamente al Quidditch, che non poteva chiederle di spedirgli solamente fumetti o libri che aveva in camera sua, che doveva farle vedere che i suoi voti non cambiavano altrimenti avrebbe dovuto rinunciare allo sport se quello gli toglieva l’energia di studiare e lui, grande bugiardo seriale, aveva modificato tutto.
    Creato falsi voti da spacciare a sua madre così che avesse la benedizione di continuare a fare parte della sua squadra, dopotutto a mali estremi, estremi rimedi, no?
    E se ti scoprono? Pensava ogni volta, le ore passate in bianco e sistemare i falsi voti da spedire a sua madre anziché studiare come il resto dei suoi compagni; nemmeno gli appunti di Layla lo stavano aiutando per esempio, per quanto adorasse il professor Smith, quell’anno non ci capiva una sega di quello che stava spiegando e nemmeno grazie agli appunti di Layla riusciva a capirci meglio, per non parlare di Erbologia, Trasfigurazione, Divinazione, Storia della magia…solo a pensarci gli scoppiava la testa.
    Solamente con Incantesimi e DCAO se la cavava, a fatica con Pozioni, probabilmente avrebbe fatto schifo quell’anno agli esami e se i risultati facevano schifo, chi cavolo avrebbe sentito Rhysand e sua madre?
    Garrett aveva capito che preferiva quando i due si scontravano anziché coalizzarsi contro di lui, durante Natale, ad esempio, li aveva visti in piedi e con le braccia incrociate al petto, sua madre che parlare e suo fratello che lo fissava quasi fosse pronto a dargliele, invece passò il giorno dopo seduto tutto il tempo al tavolo della cucina, Rhysand che faceva il cane da guardia mentre controllava che facesse i compiti assegnati, assistendolo e rimproverarlo tutte le volte che il quattordicenne si distraeva.
    “Non mi piace quando mi togli i diritti”
    “Li riavrai quando finisci astronomia, muoviti”
    “Non puoi togliermi i dir-“
    non aveva finito la frase che sentì la sua mano pesante dargli il coppino più forte che avesse mai sentito in vita sua.

    Perché tutto ciò? Beh semplicemente perché si era ripromesso di mettersi seriamente sotto questa volta, studiando due ore al giorno tutte le sere dedicandosi venti minuti di lettura prima di dormire. La verità? Era da quando aveva finito le lezioni che si era messo a leggere ed ora, dopo ore, stava terminato il secondo comics della giornata, dopo aver finito l’ennesimo libro che si era fatto spedire.
    Era durato due giorni con quel suo piano di studi, due giorni, però si portava gli appunti ovunque, come il quel momento in Sala Comune ad esempio.
    Li aveva messi in bella vista accanto a lui, giusto per fingere che il buon senso c’era, ma era la voglia che mancava e sarebbero rimasti immacolati e costantemente in bella vista se solo Clarissa non ci si fosse seduta sopra.
    -Prima o poi te le taglio quelle mani- borbottò sospirando, permettendole comunque di sfilargli il fumetto.
    Garrett e Clarissa erano così dopotutto, si parlavano senza ascoltare le risposte dell’un l’altra, passando più tempo del previsto a parlare di quello che capitava nella scuola o di sentire i suoi commenti su tutto ciò che il sottoscritto faceva. Da esterni, era difficile capire cosa i due avessero in comunque, eppure in un certo senso, funzionavano.
    Almeno babyLogan la considerava un’amica.
    -Sei pazza? Sai quanti soldi mi faresti perdere, tra dieci anni potrebbero valere un sacco- rispose sulla difensiva anche perché il solo pensiero di perderli gli fece mancare il fiato, forse avrebbe dovuto nasconderli, forse sarebbe potuto andare da Fox-McClan e pregarlo di tenerli al sicuro perché la famigerata Clarissa Hopkirk distruttrice di sogni e speranze fatti a fumetti, aveva minacciato la sua collezione senza un minimo di preavviso.
    Tuttavia i suoi pensieri vennero cancellati nello stesso istante in cui Clary continuò a parlare e nulla, ma proprio nulla, nemmeno il pianto continuo di Pamela, impedì a Garrett di inarcare un sopracciglio verso l’alto –Ti sei drogata?- sussurrò sopra alle sue parole, conoscendola ormai troppo bene da sapere che nulla l’avrebbe fermata –Mangiano le lumache a Parigi- borbottò, sparando la prima cosa che gli era venuta in mente perché non credeva che fosse veramente seria.

    Ma era Clarissa, quindi tutto era possibile.

    Abbassò lo sguardo sulle loro mani, improvvisamente a disagio e iniziando a guardarsi intorno nella speranza che qualunque cosa lo venisse a salvarlo –Ma io non sono infelice- ribatté, un po’ imbronciato perché sentirsi dare della persona infelice quando era solo ansioso per essere sgamato nel mandare falsi risultati a sua madre, erano due cose completamente diverse.
    -Sinceramente no- rispose, consapevole che alla ragazza non importasse nulla della sua risposta e poi silenzio totale.
    Passarono alcuni secondi in cui Garrett la guardò in silenzio, perplesso, confuso, ancora più perplesso, poi dal nulla, scoppiò a ridere, alzandosi dal divano senza distogliere lo sguardo da lei, si aspettava che anche lei iniziasse a ridere perché era assurda come idea, ma più la guardava in faccia più vedeva la convinzione e la determinazione per quell’atto di bontà che bloccarono improvvisamente la risata di Logan.
    -Oddio sei seria.- disse -Ma perchè?-
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Caposcuola Grifondoro
    Posts
    36

    Status
    Offline
    Come era prevedibile che fosse, Garrett non sembrava affatto impressionato dal suo discorso, né dava alcun segnale di aver ben compreso la portata della sua magnanimità e quanto quell'impresa potesse cambiargli la vita.
    "Forse non mi sono ben spiegata" disse, voltandosi a guardarlo. Lo sguardo sarebbe stato più assimilabile ad una radiografia: lo squadrò da cima a fondo con una mano sul mento, annuendo mentalmente a dei calcoli complicati che avevano iniziato a formarsi. Clarissa era così: difficilmente riusciva a concentrarsi su qualcosa - o meglio difficilmente si concentrava su ciò che avrebbe necessitato della sua concentrazione - ma quando lo faceva era impossibile distoglierla dall'obiettivo. E se non c'era mai riuscito nessuno, che speranze aveva Garrett Logan?
    In quell'ambito non ne aveva affatto. Nell'altro, ovvero la missione come-ti-trasformo-in-un-megafregno Clarissa dovette ammettere a se stessa che forse si era lasciata leggermente trasportare dall'entusiasmo e aveva sottovalutato lo stato pietoso in cui il Grifondoro del terzo anno si trovava.
    Conciato così neanche la Milton ti si prenderebbe, BabyLogan.
    Garrett era in quel momento della sua vita in cui le forme da bimbo stavano scomparendo per lasciare spazio ad una fisicità più matura. Detto così poteva anche sembrare incoraggiante, ma la verità era che si trovava in una sorta di limbo, era una creatura anfibia, tendenzialmente allampanata, sul confine del rachitichismo ma con il delicato pancino di un bambino di dieci anni. Il volto era paffutello, con un paio di guanciotte che più che ispirare qualche pizzicotto ben assestato non potevano proprio fare.
    Aveva dei begli occhi però, il che tutto sommato, almeno, poteva costituire un buon punto di partenza.
    "Ti ho già detto che ti farò diventare un ragazzo popolare." ribadì, indecisa se rivolgersi a se stessa o a Garrett. "Quindi muoviti e torna immediatamente qua."
    Il tono era calmo ma non ammetteva repliche. A voler rincarare la dose, Clarissa mise mano alla bacchetta, estraendola delicatamente dalla borsa, riposta accanto a lei. "Non costringermi a Pietrificarti e farti levitare fino a qua. Non sono così autoritaria. Ancora."
    Si sistemò le pieghe della gonna e si arrotolò le maniche della camicia sopra il maglioncino, allentando leggermente la cravatta rosso-oro. "Dicevamo: ti insegnerò come camminare, cosa dire, cosa fare, cosa non fare, cosa indossare, come sistemare il tuo look e, alla fine di tutto, oltre a ringraziarmi, potrai ammirare il tuo nuovo te, quello che non avrà più paura di trovarsi di fronte una ragazza o parlare in una stanza piena di persone. Diventerai un figo. Per cui iniziamo subito, che qua di lavoro da fare non sai quanto ce n'è e potremmo non fare neanche in tempo già solo a fare un inventario completo di tutto quello che non va."
    Si sciolse la treccia, infilando le mani nei capelli, appena sopra le tempie e scuotendoli leggermente; l'effetto acconciatura le lasciava i capelli morbidamente ondulati, e Clarissa annuì sinceramente contenta e a proprio agio.
    Chi invece non si sentiva a proprio Agio era sicuramente Garrett, ma c'erano altre priorità al momento, e cullarlo dentro quella sua ridicola comfort zone non avrebbe avuto altro effetto se non quello di nutrire ancora di più il suo impaccio sociale.
    "La parola d'ordine è Terapia d'urto" decretò, inflessibile. "Non quella del ritratto, ma quella per questa nuova impresa contro ogni pronostico favorevole"
    Mosse la bacchetta con un colpo deciso, puntandola verso la borsa; subito una pergamena ed una penna prendi appunti uscirono spedite, planando tra le braccia di Garret. "Scriviti tutto, questi saranno i tuoi nuovi comandamenti. E scrivici Clarissa Hopkirk sotto: voglio i diritti d'autore quando diventerai il nuovo golden boy a Hogwarts e tutti ti chiederanno come hai fatto. Iniziamo dai tuoi capelli: questo taglio non va di moda dai tempi delle rivolte dei Goblin che, se non erro, sono avvenute nel Medioevo circa. Infatti, non disponendo di forbici e rasoi, in quel caso tagliavano i capelli usando spade e scodelle, ma non vedo comunque la necessità di adottare un'acconciatura simile oggi, nel terzo millennio. Prima regola, quindi, è tagliare immediatamente quella roba e dargli una forma: provvederò a trascinarti dal barbiere alla prima occasione possibile. Direi che un bel doppio taglio, con un po' di capelli più lunghi sul davanti possa conferirti quell'aura da figo e bravo ragazzo, quello che presenteresti ai tuoi genitori dopo il Ballo del Cappo" tirò giù, tutto d'un fiato, ignorando qualunque tentativo del giovane Grifondoro di protestare e, soprattutto, tenendo ben salda la mano sulla bacchetta, come a voler sottolineare la minaccia implicita del Petrificus Totalus.
    "Non te la prendere, ora ci andrò giù pesante. Prendilo come una dialisi di personalità; la sincerità dovrebbe essere più apprezzata, soprattutto quando è disinteressata e gratuita." inserì il necessario preambolo poi, senza indugiare ulteriormente continuò: "Parliamoci chiaro: tu sei un disagiato. Al di là dei capelli a scodella, sei sempre con il naso attaccato a quei libri a immagini solo perché non hai il coraggio di uscire dalla tua campana di vetro. Capisco che con un fratello come il tuo, il disagio sia connaturato al tuo DNA, ma non è mai troppo tardi per uscire dal seminato e splendere. Non che ti stia suggerendo di diventare un omologo di tuo fratello, anzi - anche perché, l'espressione come se uno avesse perennemente una caccabomba sotto il naso inizialmente può passare come interessante perché bello e tenebroso, ma alla lunga stanca di brutto. Personalmente, in tutta franchezza, preferisco i ragazzi incoraggianti con il sorriso smagliante e i toni pacati e rassicuranti. E questo ci porta al secondo nuovo comandamento: devi cacciare fuori un po' di personalità"
    La filippica sembrava molto un'aggressione verbale in piena regola, ma ancora una volta la Grifondoro mise a tacere la sua coscienza ricordandosi che tutto quello fosse una sofferenza necessaria per uno scopo più grande.
    "Pensa a tutti i grandi Campioni di Quidditch, i capi di stato, i re, le regine, i ministri, secondo te sono così perché sono intelligenti o perché hanno chissà quali doti di cervello? Ma non farmi ridere dai..." domandò, con il gusto per le domande retoriche che andava rafforzandosi ad ogni singola battuta. "E' perché sono popolari e quindi la gente li segue, semplice."
    "Punto numero tre: la tua immagine. Ho assoluta necessità di ispezionare il tuo guardaroba. Per cui alzati, andiamo in camera tua, devo vedere che cosa ti metti quando non porti l'uniforme."
     
    .
  4.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    150

    Status
    Offline
    C’erano alcune cose che a Garrett proprio non andavano a genio: sua madre che lo trattava ancora come un bambino, minacciandolo che se non finiva tutte le verdure nel piatto non poteva alzarsi dalla tavola; suo padre che ogni tanto si presentava ad Hogsmeade con donne diverse dicendogli sempre “è diverso questa volta, Garrett”; suo fratello che non sapeva proferire una frase senza dover imprecare; erbologia, quella proprio non gli andava più a genio perché non ci capiva più nulla, astronomia che -nonostante avesse gli appunti di Layla- non cambiava la sua pessima situazione; la maggior parte delle altre lezioni e infine, quell’espressione.
    Era determinazione quella o semplice follia? Era impossibile distinguere le due cose in quel momento, specialmente con Clarissa che continuava a guardarlo come se fosse un animale da esperimento.
    -E di nuovo: perché?- borbottò risedendosi sul divano, gli occhi azzurri fissi nei suoi.
    Si passò una mano tra i capelli, indeciso se lanciarsi direttamente dentro al camino o buttarsi fuori dalla finestra della Sala Comune pur di fuggire da quella pazzia momentanea, perché conosceva Clarissa e sapeva che quella cosa non sarebbe durato più di una settimana.
    Nei momenti statici della sua giornata, lampi di genio apparivano nella mente della rosso-oro, creando una scia d’urto di pensieri e idee che nel bene e nel male (più nel male che nel bene) includevano l’aiuto del sottoscritto, era carino vederla emozionata per qualcosa di diverso, ma Clarissa era dannatamente testarda; non conosceva il significato di spazio personale e se questo andava a creare problemi al suo nuovo progetto, Clarissa lo calpestava, lo disintegrava e se ne fregava. Tuttavia, non durava mai molto, perché la Hopkirk aveva ben altro da fare che dedicarsi fino alla fine di un progetto, quindi forse una scappatoia per Garrett esisteva realmente.
    Doveva resistere una settimana, un’intensa e difficile settimana dove sapeva sarebbe stato difficile non farsi fuori o nascondersi sotto al letto e poi, la quiete sarebbe tornata dopo il temporale e Garrett, sarebbe potuto tornare a leggere i suoi libri e fumetti in santa pace.
    Una settimana Logan.

    -In pratica mi stai dando del cessetto- borbottò di sottofondo, quando ancora la bionda parlava di tutte le cose che avrebbe dovuto imparare a fare, come camminare ad esempio. Aveva una brutta camminava? Non ciondolava, camminava veloce perché odiava dover rallentare per colpa di altri studenti che non sapevano stare al mondo, ma non camminava così male o forse si, camminava male Garrett?
    -Oh credimi, di terapia qui ne dovrò fare molta, grazie a te- disse nuovamente, un piccolo sorriso sul volto, sempre di sottofondo mentre lei parlava.

    Inarcò un sopracciglio quando si ritrovò un foglio di pergamena e una penna sulle ginocchia, gli occhi celesti vagarono da essi e sulla figura della Grifondoro e viceversa per qualche istante prima di arrendersi all’idea di dover realmente prendere degli appunti.
    Una settimana, Logan.
    Una settimana e si scorderà di tutto quanto.


    Tuttavia non fece in tempo a prendere la penna in mano che portò la mancina tra i capelli, rigirandosi qualche ciocca castana tra le dita –Non ho il taglio da scodella- borbottò, non era colpa sua se aveva i capelli ricci, era colpa dell’umidità se si gonfiavano –Perché vogliono organizzare il Ballo del Cappo?- l’ultima cosa di cui aveva bisogno Garrett Logan era un dannatissimo ballo.
    Comunque prese la penna in mano e scrisse:

    Piano folle di Clarissa Hopkirk.
    1.Tagliare i capelli nonostante siano perfetti, è solo colpa dell’umidità.



    -Tranquilla, sarà mia madre a pagare la terapia, vai pure- disse stampandosi il perfetto sorrisetto da faccia da schiaffi ch’era la firma dei Logan. Sorriso che non durò nemmeno due secondi.
    Più Clarissa parlava, più Garrett aveva la netta sensazione che piuttosto che stare lì a sentire tutte quelle cose, preferiva fare ore e ore di Astronomia senza capirci una sega.
    Un carrarmato avrebbe fatto meno male.
    Un meteorite avrebbe fatto meno male.
    Pamela che raccontava dei suoi problemi, avrebbe fatto meno male.
    Prima gli dava del cessetto, poi che aveva i capelli a scodella e ora dello sfigato? Come minimo avrebbe frequentato psicologi fino ai suoi venticinque anni, forse anche di più.
    -Okay okay, time out. Frena un attimo- lasciò cadere la penna sul tappet sposando la pergamena nel piccolo spazio ch’era rimasto sul divano, puntando lo sguardo su di lei.
    -Punto primo: io e Rhysand abbiamo madri diverse, il nostro DNA non è del tutto uguale e poi, non giustificherò i suoi comportamento però si insomma, non è così terribile come fa credere di essere- disse, sollevando l’indice per numerare tutto ciò che aveva da dire –Punto secondo, non sono un disagiato. Mi piace avere i miei spazi e poi anche se fosse? Mi piacciono i fumetti. F-u-m-e-t-t-i non libri a immagini, non ho cinque anni. Leggo quando sono da solo, il che capitava di rado quando l’anno scorso avevo tutti gli amici qui- continuò guardandola, un po’ perché voleva spiegarle che non era così sfigato e un po’ perché l’idea che lo vedesse così sfigato, gli dispiaceva –Quando siamo insieme non leggo, a meno che non inizia lamentarti di cose che sai solo tu, in quel caso leggo per ignorarti- disse infine, stampandosi un piccolo sorriso sul volto.
    -Sono davvero così sfigato?- chiese comunque alla fine, perché dopotutto Clarissa era stata la prima persona a rivolgergli la parola in quel nuovo anno.
    Perciò prese nuovamente la pergamena e la penna, aggiungendo il punto numero due:

    2. non ho ben capito cosa devo fare, ma è qualcosa sulla personalità.



    -Gioco già a Quidditch, non dovrebbe farsi salire di gerarchia almeno un pochino?- chiese guardandola, prima di sgranare gli occhi.
    Camera sua era fuori discussione. Non sapeva nemmeno se poteva definirla ancora una camera, forse una discarica era una definizione migliore, ma camera? Lei che entrava nel suo territorio? No, no, assolutamente no. Non esisteva.
    Scosse la testa –Non credo che al mio compagno di stanza piaccia l’idea di avere qualcuno in camera- borbottò –già non gli piaccio io, magari la prossima volta- tentò, inutilmente perché ormai la conosceva, ma tentò comunque.
     
    .
3 replies since 9/3/2023, 22:04   82 views
  Share  
.