Phantom Vessel

Colloquio privato, P.P.

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    SIN BOY.

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    LUNATIC ASYLUM.

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    Mesdames et Messieurs, benvenuti.
    Prego, non siate timidi: salite a bordo. Approfittatene ora che la risacca è placida, ora che il legno di chiglia amoreggia incessantemente con il profilo muschiato del molo. Non sono sicura si ripresenterà mai un’occasione più vantaggiosa di questa: il mio Capitano non è così assennato come il suo predecessore, il che è tutto dire. “Non posso spingermi più avanti di così” avrebbe gridato il vecchio comandante dalla sua postazione ricurva, vile, la giacca rossa gonfia per il vento. “Potremmo rimanere bloccati tra gli iceberg”.
    Ma per il più giovane, che gli è sopravvissuto e ha sputato sulla sua tomba, il richiamo dei ghiacci è una voce troppo dolce e acuta per le sue orecchie umane - solo chi li conosce sin dalla nascita può sopravvivergli, guardarli senza desiderare di strapparsi gli occhi per gettarli sul fondo dell’oceano. Chi lo conosce lo sa: non si accontenta mai di così poco. Per allora, scenderanno le aurore tremolanti a prenderci il cuore: anche a me che sono solo un cumulo di corde e legni, poiché il cuore del mio Capitano lo custodisco come una reliquia rara.

    Lui ha altro a cui pensare. L’uomo, in fondo, è un collezionista d’ossa per natura - io lo so perché non sono altro che una spettatrice e un riparo, una complice silenziosa. Quando ti ritrovi ad ascoltare per pure caso uno dei tanti cadaveri del mare, puoi dire d’aver capito molte cose del mondo: non c’è nessuno che abbia vissuto più dei morti. Anche l’Uomo che mi abita è un collezionista d’ossa ma, a quanto pare, lui finisce sempre per trovare vampiri: non c’è nessuno che riesca a vivere più di un morto che ha trovato rifugio nel corpo di qualcuno, dove la terra non può marcire né la pioggia filtrare.

    Oh, Capitano! Non riuscirò a nasconderti in eterno dietro un muro di silenzio!
    I tuoi sguardi…riempiono ancora i miei occhi rosicchiati dalle tarme.
    Le tue mani, bruciano sulle mie curve legnose e scheggiate. Loro sì, sono nascoste dal vetro che assorbe i miei respiri e i miei anni. Burattinaio ubriaco, regalami i tuoi ghigni!
    Non lasciarmi sola, senza fili…


    Magie Sinister non era solamente un negozio, un angolo umido incastrato in un’arteria otturata dal fango. Magie Sinister respirava con la cadenza di un morto seppellito troppo presto e il battito del suo cuore rimbombava come l’eco di un tamburo di guerra che, a fondo valle, si ingrossava come un presagio.
    Se non lo vivevi, facevi fatica a capire.
    Chi lo rispettava per la sua lunga storia familiare, difficilmente era altrettanto capace di apprezzarne la solitaria evoluzione. Vita e morte s’erano depositati come velette di polvere sopra gli scaffali, tra i cimeli accumulati, tra i colli di bottiglia e gli alambicchi fumanti. L’odore stantio della muffa s’attaccava alle narici come il più inebriante dei profumi. Varcata la soglia, il silenzio s’impossessava delle meningi dei più temerari e i respiri parevano ridursi ad un affannoso boccheggiare.

    Quella stessa atmosfera sarebbe andata ad inglobare le membra flessuose di Priscilla Preach, rendendola parte integrante di quello still life a grandezza naturale.
    L’ambiente era deserto, ma l’impronta del proprietario risuonava in ogni spazio come amplificata da un’incantesimo: gli occhiali da lettura abbandonati sul ripiano in legno del bancone, una confezione di provette sterili preparata per il Gallagher e mai portata nel retrobottega. When I Have Fear That I May Cease to Be spalancata sugli ultimi due versi, come la bocca di un attore che ha perduto il senno nella mania di recitarla.
    Inutile dire non vi fosse alcuna poesia, in quell’assenza.
    L’incantesimo insonorizzante castato sulle pareti del locale isolava completamente quelle quattro mura dal resto della strada, ma non era solo quello a produrre una sorta di crescente inquietudine. Se il mondo, aldilà di quella porta, avesse improvvisamente cessato di esistere, lì dentro nessuno se ne sarebbe potuto accorgere; gli effetti della devastazione, nondimeno, l’avrebbero certamente colpito con maggiore intensità.

    E fu quello che accadde, anche se in termini molto meno catastrofisti. Quando i cardini della porta vennero messi a dura prova dall’entrata burrascosa dell’Orbo, tutta la coperta della nave parve venire scossa dall’avanzata improvvisa di un’onda devastante. Barry Sluddigh - detto l’Orbo perché, guarda caso, orbo all’occhio destro - era un cliente abituale del negozio e con Urian Sinister aveva un rapporto di totale dipendenza. La medesima che consumava verso le sostanze che il negoziante gli procurava per mettere a tacere i mostri che gli infestavano il cervello. Molti dicevano che diventare cieco da un’occhio avesse oscurato quel briciolo di sanità mentale di cui era dotato, ma Urian era convinto che la questione fosse molto più complicata di così. Fintanto che si presentava con i soldi, lui delle conseguenze del singolo non si curava: non faceva la carità nemmeno all’ultimo degli appestati, figuriamoci se provava pietà per un ratto che, in un qualche modo, aveva sempre trovato la maniera di pagarlo.

    - Sini-ssster! Dove sssei? Oh Dio, oh Dio…aiutami…Muoio! - il piccolo problemino di Sluddigh risiedeva nel fatto che, mensilmente, si convinceva di poter smettere a comando. Mensilmente, quindi, si presentava alla soglia del negozio come vittima dell’astinenza più feroce.
    L’Orbo, preda prediletta dei suoi deliri, non si accorse immediatamente della presenza femminile - l’unica - intenta ad amalgamarsi al respiro secco della baracca. Quando la individuò con l’occhio buono, però, ne ebbe paura: era davvero convinto che, questa volta, ci avrebbe rimesso le penne. Persino un angelo s’era scomodato per lui! Era davvero alla frutta!
    - Oh Dio, oh Dio…n-n-nooo - se di primo acchito l’impulso fu quello di abbandonarsi ai piedi della ragazza, un ultimo brandello di lucidità lo portò a zigzagare lungo il perimetro del bancone, così dietro, dove sul muro erano esposti solo alcuni degli ingredienti e delle sostanze commercializzati.
    Di Barry Sluddigh non era rimasto più niente, ormai; solo un tripudio di dita, mani e vetri rotti.




    // Ed eccoci qui, signorina.
    Come puoi vedere, ho scelto di accantonare l'idea di un colloquio standard, per offrirti una situazione un pochino più particolare che, spero, possa stimolarti a dovere.
    Non esiste giusto o sbagliato: al termine della role, trarrò le mie conclusioni a seconda di come è stata fronteggiata la situazione e il problema risolto (se mai verrà risolto).
    Magie Sinister non è un negozio "normale", dunque mi pareva doveroso proporti una situazione anormale.
    Le premesse sono semplici: Urian non è presente, ma Priscilla si ritroverà a fare i conti con questo individuo non del tutto stabile. A te la palle e l'onere.
    Hai tempo fino alle 23:59 di domenica 23 aprile.


    Edited by Urian Sinister - 17/4/2023, 18:00
     
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