Bloody Mary

Libera

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    Caposcuola Serpeverde
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    "Per evocare correttamente lo spirito è consigliabile trovarsi in una stanza completamente buia e posizionarsi di fronte ad uno specchio. Tale specchio non deve presentare neanche una crepa, in quanto essa potrebbe rappresentare un portale tra il mondo dei morti e quello dei vivi. Nel momento in cui si intende procedere con il rituale di evocazione, bisogna accendere una candela e tenerla tra le mani e, successivamente, pronunciare il nome dello spettro per tre volte consecutive. Bloody Mary apparirà nel riflesso dello specchio come una presenza femminile sporca di sangue fresco sul volto e vi chiederà di svolgere un compito per lei, di natura ignota. In caso di buona riuscita, Bloody Mary vi ringrazierà dandovi una precisa visione del vostro futuro. In caso di fallimento, lo spirito maledetto uscirà dallo specchio e vi caverà gli occhi."

    Olivia Moriarty, la fossetta sul mento rivolta in direzione del libro di Divinazione, inarcò un sopracciglio e staccò le orbite abissali dalla pagina solo dopo aver passato interminabili minuti a rimuginare sul da farsi. Il supplente della suddetta materia, una volta conclusa la lezione del giorno, aveva suggerito agli studenti del sesto anno di leggersi alcuni dei capitoli sui rituali del folklore classico, senza tuttavia applicare nessuna delle nozioni apprese, per evitare scomode infestazioni di spettri diversi dagli inquilini che albergavano tra le mura del castello. Eppure, la domanda le sorgeva spontanea: come faceva ad assicurarsi che il rituale funzionasse e non fosse altro che una storiella per spaventare i babbani... se non lo provava a sue spese? Dunque, con la scusa dello studio matto e forsennato (in fondo, mancavano poche settimane alla fine di quell'anno scolastico e lei voleva arrivare ai test finali con la preparazione di un carrarmato corazzato su suolo bellico), dopo cena aveva salutato Darlene e, nella Sala Comune, si era appollaiata su una delle comode poltrone e da lì non si era più schiodata. Rosaline Beckett l'aveva guardata con fare sprezzante, come di consueto, e lei le aveva risposto alzando il ditino medio nella sua direzione, senza neanche sollevare la testa dal pesante tomo divinatorio.

    Da quando era tornata dalle vacanze primaverili era stato molto più difficile concentrarsi sulla scuola: ovviamente, era tutta colpa di Rosenbaum. Perciò non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di prendere un Eccezionale in Divinazione e, quella sera, avrebbe tentato di accantonare il pensiero di quel maledetto stramboide in favore dello spettro di Bloody Mary. Mancavano pochi minuti alle due di notte e non c'era traccia di alcun Serpeverde intorno a lei, dunque si alzò dalla poltrona in pelle e rassettò il largo camicione nero che usava come pigiama, sciabattando con decisione sul tappeto fino a raggiungere l'ampio specchio che rifletteva il baluginio del Lago Nero oltre le vetrate. Sbuffò appena, spostando alcune ciocche corvine dalla fronte, dopodiché afferrò una candela lasciata incustodita e, con la bacchetta, l'accese, posizionandosi perfettamente di fronte al proprio riflesso canonicamente imbronciato. Rivolse all'altra Evvivia un'espressione scettica.

    -Bloody Mary.- sibilò cercando di essere chiara e, al tempo stesso, non svegliare i concasati ritirati nei dormitori. Doveva ringraziare l'imminente arrivo dei giorni del Lupo e la caraffa di caffè che si era scolata di rientro dalla Sala Grande, per quella fantastica ma soprattutto utile insonnia.

    -Bloody Mary.- ripeté, le orbite spalancate sul suo stesso volto squadrato; inspirò profondamente, pronta ad appellare il fantomatico spirito dannato per l'ultima volta e a ricevere il proprio crudele destino -Bloody... merda. Chi c'è?- si interruppe, a seguito di un rumore che aveva risuonato in tutta la Sala Comune. Si voltò di scatto, come una bambola meccanica posseduta dal demonio, pronta a fulminare con lo sguardo chiunque avesse osato spezzare il suo tentativo di eccellere anche nella materia da molti considerata come una pagliacciata per creduloni. Chiunque avesse rotto il ritmo.
     
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    "FANCULO A QUELLO STUPIDO LAGO DI MERDA!!" Gorle Nettle uscì in fretta e furia dal dormitorio fradicio come un pulcino. La finestra appena sopra il suo letto a baldacchino ultimamente non ne voleva assolutamente sapere di stare chiusa, e diverse volte si era ritrovato il viso umido per colpa delle gocce che cadevano. Stavolta, però, le gocce non avevano disturbato il suo sonno, ma una cascata intera. Gorle fino a un minuto prima era perfettamente assopito nei suoi osgni, e il getto congelato del lago gli era arrivato in modo tanto brusco da farlo saltare dal letto.
    "CAZZO FLORENT, CHIUDI QUELLA MALEDETTA FINESTRA!!" urlò avvicinandosi agli scalini del dormitorio, in modo da restare il più possibile lontano da quelle acque stagnanti.
    La voce di Van Mordre echeggiò fino alla sala comune: "Non urlare! Devono sentirti fino alla torre di Corvonero?!" e seguì un *clack* che lasciò intendere la chiusura della finestrella.
    Nettle sospirò passandosi una mano in mezzo ai capelli castani ormai flosci dall'acqua, nemmeno si accorse di muovere dei passi a ritroso, tanto che perse l'equilibrio cadendo all'indietro giù per gli scalini.
    Florent apparve velocemente chiudendo la porta dei dormitori dietro di sé, osservando con occhi spalancati l'amico che era appena rotolato per terra come u nsacco di patate: "Per Salazar e il suo Basilisco!" Esclamò avvicinandosi tanto - troppo - alla rampa di scale, "Gorle, stai bene?!" Il problema fu che Gorle aveva camminato completamente bagnato, provocando delle piccole pozzanghere con i calzini fradici. Florent ne prese una per sbaglio scivolando a sua volta e facendo la medesima fine del concasato.

    Ora erano tutti e due per terra, sdraiati e doloranti per colpi degli innumerevoli urti agli scalini. Rimasero in silenzio per capire se avessero o meno svegliato qualche altro studente con le loro urla, in fondo avevano forse fatto più casino di una serate di festa ai Tre Manici Di Scopa, per cui vollero assicurarsi che né i prefetti né il caposcuola Tyre scendesse adirato le scale.
    "Io... odio quella finestra..." mormorò Nettle cercando di girarsi per poter tornare in piedi.
    "E io odio il tuo modo colorito di far sapere a tutti se e quando hai un problema!" Sbatto Florent una volte constatato che, strano ma per fortuna, le loro urla non avevano provocato conseguenze che avrebbe avuto come risultato finale una bella espulsione. Era incredibile come il concasato non fosse in grado di contenere le emozioni, qualsiasi esse fossero state. Spesso si chiedeva come avesse fatto il cappello parlante a smistarlo nella loro stessa casa, perché Gorle aveva tutte le abilità meno quelle di un Serpeverde. Era rumoroso, attivo e burlone, eppure il vecchio copricapo pareva averci visto dell'altro che però nessuno era in grado di captare.

    "Be', non sei certo tu ad aver avuto una secchiate d'acqua in faccia mentre stai dormendo divinamente" Gorle molte le labbra con la stessa espressione di chi volesse fare il verso a qualcuno.
    "Non vuol dire che con questo tu sia autorizzato a disturbare il sonno altrui, sai?"
    Nettle rotto gli occhi con uno sbuffo rumoroso: "Oh dai! li vuoi che ci abbia sentito a questo punto"
    Si misero entrambi in ginocchio dando le spalle alle scale, ma appena videro la figura scura di Olivia Moriarty, lanciarono un urlo sorpreso.
     
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    Non aveva idea di cosa fosse successo né di chi ci fosse dietro quel frastuono durato una manciata di attimi, tutto ciò che sapeva era che non era riuscita a concludere il rituale di evocazione e che non era più da sola, perché qualcuno aveva avuto la brillante idea di disturbare la quiete del covo di vipere. Per questo si era girata di scatto e, puntando la luce sprigionata dalla candela in direzione delle scale del dormitorio maschile, si accorse della presenza di ben due sagome di sua conoscenza: si trattava di Van Mordre e del suo sciagurato amico Nettle. Ovviamente, avrebbe dovuto capirlo dal momento in cui le sue orecchie si erano riempite degli schiamazzi di Gorle. Il ragazzo sembrava impossibilitato a viversi la vita normalmente e, soprattutto, senza infastidire chi lo circondava.

    Ad ogni modo, lei aveva reagito alla scoperta sobbalzando appena sul posto ed esclamando un quasi del tutto afono: "maldición!", ma i due ragazzi, invece... si erano messi ad urlare. Okay, Olivia Moriarty non era la presenza più rassicurante e accogliente del castello, ma non credeva che il suo aspetto da Nerino del Buio potesse risultare così spaventoso. Inarcò un sopracciglio, dunque, ruotando sui talloni per poter inquadrare meglio il duo di disturbatori seriali. Un ghigno a labbra serrate venne prontamente sfoggiato, in concomitanza con la soddisfazione scaturita dalla reazione dei concasati: a dirla tutta, non le dispiaceva l'idea di incutere terrore nel prossimo. Ultimamente, la sua reputazione da Morte Portatile era stata minata dalla presenza di troppi Tassorosso nella sua misera esistenza terrena: Pedro, suo fratello, Darlene, la sua migliore amica e... beh. Quell'altro.

    -Sssh.- la mano libera dalla candela venne sollevata e l'indice venne puntato sulla bocca, nel classico gesto che simulava la richiesta di silenzio -Zitte, piccole banshee.- asserì, muovendo qualche passo nella loro direzione, con l'ovvio riferimento alle creature che, durante le visioni mortifere, si esibivano nelle famigerate urla agghiaccianti -Che vi prende? Che ci fate qui?- domandò, con il solito cipiglio da investigatrice amatoriale, soffermandosi successivamente sulle condizioni dei loro indumenti -...E perché siete fradici?- aggiunse con tono vagamente perplesso, una volta raggiunti i due ragazzi. Aveva già messo in conto il dover momentaneamente accantonare l'idea di tentare di evocare Bloody Mary, per capire cosa fosse successo. Magari, dopo, avrebbe chiesto lei aiuto a loro, per quell'esperimento divinatorio. Abbassò il mento e allungò il braccio verso Florent, con l'intento di aiutarlo a tirarsi su in piedi. Gorle, invece, si sarebbe dovuto alzare da solo.
     
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    "Ho una finestrella sopra al letto che continua a farmi gocciolare il Lago Nero in faccia. Di solito sta chiusa quanto meno, ma sta sera ha deciso che doveva aprirsi!" Gorle si lamentò aggrappandosi alla ringhiera delle scale, mentre Florent accettò volentieri la mano della concasata e si alzò da terra. Sperò che non si fosse alzata per colpa delle loro urla, ma a giudicare dalla posizione con cui li aveva sorpresi, doveva essere in piedi da diverse ore. O forse non era proprio andata a letto.
    "Spero solo di non aver svegliato tutta la casa Serpeverde e le altre al seguito" disse Florent sistemandosi i pantaloni grigi del pigiama e sistemandosi i capelli corvini che, sciolti, gli arrivavano alle spalle. E un cosa che proprio non sopportava era farsi vedere in disordine come un barbone, specie, ultimamente, davanti ad Olivia.
    Gorle non fu d'accordo con la constatazione del compagno di dormitorio: che lo avessero sentito tutti piuttosto! fu la sua risposta, avrebbe preferito lamentarsi con la scuola intera piuttosto che tornare a dormire in quel letto che ormai poteva fare da controfigura ad uno stagno. Presa a gesticolare con le mani, pronunciando le frasi ad una velocità invidiabile solo ad un Abraxian purosangue che solcava i cieli, e Van Mordre d'istinto però gli scisti in direzione della ragazza con la mano.

    Poi lo sguardo tornò su Olivia, sull'abbigliamento, la candela accesa che aveva in mano con la Sala Comune completamente avvolta dell'oscurità e dallo specchio. Il collegamento con la lezione di Divinazione fu automatico, leggende metropolitane, riti spirituali e metodi per contattare l'aldilà erano stati l'argomento principale che aveva interessato a sprazzi almeno metà della classe. Florent aveva notato subito gli sguardi annoiati mentre l'insegnante aveva spiegato in modo cantilenante tutti i vari passaggi, ma Olivia gli era sembrata abbastanza interessata. Che avesse voluto provare?
    Decise di volerlo scoprire tramite la sua spiegazione, senza tirare accuse dirette che potevano essere sbagliate: "Tu cosa fai qui? Attacco d'insonnia?" non sapeva se la ragazza fosse o meno incline a fare le ore piccole, ma tra loro due ormai vi era una certa confidenza.

    Gorle però prese a fissare candela e specchio, per poi scoppiare in una fragorosa risata: "Stavi cercando di evocare uno spirito? Tu? Davvero? Ma dai... sono solo leggende metropolitane! Fatte solo per spaventare i babbani creduloni..."
    "Gorle, per favore..." Florent lo guardò con rimprovero, solo perché pensava che fossero delle fesserie mosse dallo scopo di farsi due risate davanti agli sguardi terrorizzati dei piùdeboli, Non voleva certo dire che chiunque volesse provare in automatico rientrava nella cerchia.
    "Le leggende hanno sempre e comunque un fondo di verità, anche se nessuno vuole crederci. Non le rende delle storielle della buonanotte".
    "Ok..." Nettle a questo punto corresse il tiro, "Volevo sllo dire che a parermio sono finzioni datae per puro divertimento. Non tutto ha un fondo reale o tragico" a questo punto rivolse uno sguardo di scuse e un sorriso alla ragazza.
     
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    Ecco svelato l'arcano: una finestra difettosa che, quella sera, aveva deciso di cedere definitivamente e inondare il letto di Nettle fino a ridurlo la copia buffa e per niente inquietante del mostro della laguna. Nell'ascoltare il racconto da parte del duo improbabile, il sopracciglio di Olivia si sollevò al punto da raggiungere vette inesplorate, al di sotto della frangia scura: non era la prima volta che sentiva di episodi del genere. Se non andava errando, tempo prima si era verificato un incidente similare con l'ex-custode di Hogwarts. In quell'occasione, l'intera casata di Serpeverde era stata messa a conoscenza del fattaccio e, la Moriarty, aveva reagito alla notizia con una sorta di apparentemente immotivato moto di soddisfazione: in primis perché l'idea di percepire il panico sui volti di molti dei suoi compagni di casata non l'aveva disturbata affatto e, in seconda battuta... beh, perché all'epoca la sua cotta per l'ormai ex-professore di Volo l'aveva resa insofferente nei confronti della Pendragon, diventata da qualche mese la signora Foreman.

    -Quantomeno non siete stati rapiti dalla piovra gigante. Non credo che qualcuno, oltre a me, vi abbia sentiti... altrimenti avremmo già potuto percepire l'orda di adolescenti inviperiti inveirci contro con torce e forconi sguainati.- commentò vagamente ironica, osservando incuriosita il modo in cuci Florent si sistemava i folti capelli corvini. C'era una punta quasi impercettibile di nervosismo, nei suoi movimenti, ma magari la ragazza aveva preso un abbaglio. Non sarebbe stata la prima volta, in fondo. Alle parole di Van Mordre, la violoncellista alzò appena la candela e, le ombre create sui lineamenti squadrati, resero la sua espressione ancora più affilata del necessario: se Lupita fosse insonne? Lei e le ore piccole erano diventate fedeli compagne, dal momento in cui aveva ricevuto il Morso da parte di zio Ignacio. E, più il plenilunio si avvicinava, più gli occhi abissali di Evvivia si spalancavano, incapaci di trovare ristoro dietro le palpebre.

    Comunque, non fece in tempo a replicare con educazione che Gorle Nettle si intromise e, con il suo solito ed elegantissimo savoir-faire, le rise in faccia e le si rivolse con fare volutamente provocatorio. In risposta a quell'imbecille patentato, la diciassettenne inclinò la testolina da una parte, lanciandogli uno sguardo al vetriolo: -"Il modo migliore per recitare una parte è quello di viverla", lo diceva Sherlock Holmes. Ho deciso di abbracciare questa filosofia: posso credere a certe storie esattamente come i babbani credono alla magia, oppure immedesimarmi ai fini di una verifica concreta che confermi o confuti le teorie legate a tale rituale.- la fiamma della candela accesa tremolò sotto il tiepido sospiro fuoriuscito dalla bocca violacea di Olivia -Qualunque sia la ragione che mi spinge a voler provare questa cosa... se ridi un'altra volta di me ti farò rimpiangere l'acqua del Lago Nero.- e, minacciando sottilmente il concasato, sfoderò il suo sorriso più zuccherino.

    Poi, in effetti, Gorle si giustificò e tentò goffamente di scusarsi: allora l'espressione cimiteriale di Evvivia si ammorbidì e le ciglia sbatterono un'unica volta, prima che la ragazza tornasse nei pressi del proprio riflesso nello specchio della Sala Comune. Assottigliò appena le orbite, prima di rivolgersi nuovamente agli altri due Serpeverde: -Con ogni probabilità non succederà assolutamente niente di trascendentale, ma... volete provare anche voi?- l'angolo della bocca si storse verso l'alto in maniera sinistra -Così, se Bloody Mary dovesse apparire potrei usare Nettle come scudo.- ironizzò con una scrollata di spalle -Avendo tredici decimi di vista, sarebbe un peccato se mi venissero cavati gli occhi.- aggiunse, cercando in Florent una sorta di muta complicità, per poi tornare su Gorle -A meno che tu non abbia paura.- concluse, falsamente angelica. L'ombra proiettata dal baluginio della candela, dietro di lei, era tutt'altro che angelica: era enorme, allungata e appuntita come quella di un distorto e improvvisato Mefistofele.
     
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    Florent ridacchiò alla battuta della compagna e lancio uno sguardo beffardo a Gorle. Vederlo morire di paura in caso di riuscita dell'esperimento, o semplicemente per l'atmosfera che Olivia aveva creato, in un certo senso la trovava allettante. Si avvicinò poi allo specchio, affiancando la Moriarty e scrutando il proprio riflesso che, con la sola luce della candela, ora appariva litro e gli occhi azzurri sembravano due pezzi vuoti illuminati solo della solitaria luce lunare. Non sarebbe stato male tentare, nel peggiore dei cosi avrebbero potuto avere un altro fantasima intento a passeggiare. E stando alla lesione di Divinazione, non aveva molto da fare, la concasata aveva già preparato tutto.

    "Ma siete pazzi? Il professore ha detto di non provare questi riti! E se andasse qualcosa storto?" Gorle si avvicinò a sua volta ai due ragazzi, sconcertato nel vedere Olivia, ma soprattutto Florent il pezzo di pane, osservare con una certa punta di curiosità quello specchio che avrebbe potuto essere un portale per tutti e due i mondi. Van Mordre però non era molto preoccupato, in fondo cosa sarebbe potuto accadere? Restava il fatto che loro, a differenza di tanti babbani temerari che avevano tentato - chi invano e chi no - di disturbare l'eterno sonno di una donna logora di sangue, erano chetratti di una bacchetta magica.

    " Non avrai mica paura di uno spirito innocente. Eppure al castello ne vedi così tanti da averne pure le nausea" Florent mosse la mano con noncuranza, volenteroso di vedere come Olivia, se la leggenda fosse vera o meno.
    "Florent ma ti ascolti? Tu saresti il primo a volerti rifiutare, in condizioni normali" replicò interdetto Nettle svantolandogli davanti una mano, come se dovesse capire se il suo amico fosse sveglio o meno.
    "Gorle... non succederàniente, ok? È solo una storiella. E comunque lo hai detto pure tu" Van Mordre rivolse uno sguardo complice alla Moriarty, la quale era incredibile come stesse collezionando momenti e situazioni improbabili con il ragazzo, sembravano avere una calamita che il attirasse ovunque andassero.
    "Tu che cosa dici?" le chiese poi, "Stiamo per scoprireun portale segreto, o siamo solo tre imbecilli che giocano davanti ad uno specchio in piena notte?"
     
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    Olivia fece roteare le iridi abissali, prima di depositarle in quelle di Gorle, in risposta alle sue esplicite rimostranze: dov'era finito il ragazzo spavaldo che, ogni volta, si trovava ad affrontare situazioni al limite della legalità scolastica? Forse aveva ragione la Moriarty, forse Nettle era davvero spaventato dalla possibilità che, quella leggenda metropolitana, potesse rivelarsi vera al punto da mettere i tre studenti in effettivo pericolo. In ogni caso, la Serpeverde era ben intenzionata a vederci chiaro e riponeva fiducia sia nel suo scetticismo, sia nella sua indomabile curiosità: qualunque cosa fosse successa a rituale ultimato, lei sarebbe stata pronta a sbatterci il musetto.

    Apprese con una certa soddisfazione che, invece, Florent fosse sulla sua stessa lunghezza d'onda: non sembrava né terrorizzato né troppo cinico, dettagli che avrebbero certamente aiutato in corso d'opera. Dunque, Lupita gli rivolse un'occhiata illuminata non solo dal lume della candela, ma anche e soprattutto da una piccola percentuale di adrenalina, accompagnata dall'angolo della bocca violacea rivolto verso l'alto. Dopodiché, fece cenno a Van Mordre di prendere una candela a sua volta: ogni evocatore aveva bisogno di una sua fonte di luce, d'altronde, altrimenti sarebbe rimasto nient'altro che uno spettatore.

    -Propendo più per la seconda, anche se non mi dispiacerebbe entrare nel mondo dei morti in anticipo sulla tabella di marcia.- ironizzò, rispondendo alla domanda posta dal ragazzo con i capelli corvini -Ad ogn modo, gli esperimenti non riusciti sono molto più comuni di quelli che portano a grandi scoperte, dunque, statisticamente siamo destinati a fallire.- inclinò la testolina da una parte, osservando Van Mordre. Trovava curioso il fatto che, spesso, Florent si ritrovasse ad assecondare le sue bislacche idee. In effetti, la divertiva.

    -Nettle, anche tu, procurati la tua.- ordinò mantenendo il tono di voce basso, senza tanti preamboli e ignorando le proteste che, fino a quel momento, avevano giustamente agitato Gorle -Se avete intenzione di partecipare al rituale, dovrete semplicemente accendere la vostra candela e posizionarvi vicino a me. Lo specchio deve rifletterci perfettamente tutti e tre.- sciorinò, incuriosita dalle ombre nette che la luce soffusa creava sui volti dei suoi compagni di classe -Dopodiché dobbiamo ripetere per tre volte il nome dello spirito e... beh, vedere di che morte dobbiamo morire.- scrollò le piccole spalle, quasi avesse appena riferito le notizie sul meteo del giorno dopo, prima di tirare sul il mento e raddrizzare la schiena, la chioma corvina accuratamente legata nella solita e comoda treccia laterale.

    -Al mio tre.- proferì con solennità, dopo aver atteso che i due adolescenti si posizionassero nella maniera corretta -Uno.- qualora lo avessero fatto, avrebbe guardato prima Gorle con aria da Sergente Hartman -Due.- e, dopo, avrebbe spostato le pupille dilatate dal buio su Florent, più incoraggiante -Tre.- dato il via a quel giochetto per ragazzini facilmente impressionabili, Olivia esalò un respiro profondo, prima di schiudere le labbra cuoriformi nell'atto di pronunciare il nome della famigerata Bloody Mary.
     
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    Uno...

    Le leggende metropolitane non erano mai state dentro il cesto d'interesse dei due Serpeverde. Nettle da sempre si divertiva a sminuirle, a dire che se ci credevi eri un credulone... Ma Florent aveva sempre avuto l'asso del beneficio del dubbio.
    Potevano essere storie reali trabisate a piacimento per renderle sempre più spaventose; favolette inventate al momento o fatti realmente accaduti. Di solito l'ultima opzione veniva potenziata da artefatti reali, come statue, monumenti e disegni nella natura che indicavano punti di raccolta di antiche civiltà.
    E potevano avere tutte le forme e dimensioni, senza una regola precisa; oppure dei poligoni decisi e lineari con segni do elementi alle estremità.
    In genere questi fattori indicavano la veriticità dei segni.

    Due...

    La leggenda in questione parlava di una donna dal volto insanguinato. Già solo la definizione poteva far rabbrividire qualsiasi gentiluomo che avesse avuto un minimo di rispetto per il genere umano. Far del male ad una donna fragile e innocente andava oltre ogni regola e buon comportamento. Ma vero era che, per sentire uno stato del genere verso la cosiddetta Bloody Mary, forse non era proprio il volto do una creatura fragile e innocente.
    "É una stupidaggine..." mormorò sottovoce Gorle spostandosi leggermente verso l'amico, con gli occhi che gli stavano uscendo dalle orbite dal terrore.
    "Sta' zitto" lo ammonì Florent. Stupidaggine o meno, lo avrebbero scoperto solo provandoci.

    Tre!

    "Bloody Mary, Bloody Mary, Bloody Mary!"
     
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    Attraverso una sincronia quasi maniacale, Olivia Moriarty pronunciò i tre richiami alimentando il coro dei suoi due compagni di casata: -Bloody Mary.- la prima chiamata fuoriuscì dalle labbra cuoriformi tramite un sibilo perfettamente udibile -Bloody Mary.- seriosa, la ragazza esalà la seconda -Bloody Mary.- e, infine, anche la terza si librò nell'atmosfera umida della Sala Comune di Serpeverde. Inizialmente, ci fu una stasi che durò una manciata di istanti, scanditi esclusivamente dal respiro irregolare dei tre studenti in attesa. Poi, un fiato di vento imprevisto, mortifero come quello soffiato da una creatura proveniente dall'Aldilà, scivolò rapido sulle candele, spegnendo in un battito di ciglia le tre fiammelle che, fino a quel momento, avevano illuminato i volti di Olivia, Florent e Gorle.

    Il buio si impadronì delle pareti arabescate e delle vetrate oltre cui, poco prima, si poteva scorgere il fondale del Lago Nero. Un'oscurità così inghiottente da far tremare le ginocchia di qualunque adolescente suggestionabile: Lupita, a dirla tutta, si trovava molto più facilmente a suo agio tra le ombre, caratteristica che la indusse ad aspettare quieta l'avvento di qualsivoglia presenza. Non aveva paura - erano ben altre le cose che potevano spaventarla - e, una patina di immatura adrenalina le ricopriva le sclere lucide al di sotto delle ciglia scure. All'improvviso, un bagliore opaco e diffuso, color madreperla, si palesò nel riflesso dello specchio: una presenza evanescente, femminile, i cui lineamenti faticavano a farsi scorgere perché semi-nascosti dai capelli lunghi e inanellati che incorniciavano un incarnato spettrale. Gli occhi del fantasma erano chiusi, e parevano contornati da pesanti occhiaie accentuate da colanti bave sanguinolente. Evvivia non aprì la bocca, ma lasciò che la lingua passeggiasse tra le arcate dentali, mentre le sopracciglia si corrucciavano appena: stava riflettendo, concentrando la sua attenzione sul volto della donna morta oltre lo specchio, e sul proprio muscolo cardiaco, tappeto musicale privo di tensione.

    - Chi... siete? Perché mi avete evocato? - proferì il fantasma, carezzandosi lo sterno rivestito da una vestaglia da notte di stampo vittoriano, anch'essa macchiata di liquido ematico. Olivia inclinò la testa da una parte: quella non era Bloody Mary. Quella era Griselda Ainsworth, strega del diciannovesimo secolo ed ex professoressa di Divinazione proprio lì, ad Hogwarts, morta di una morte tragica ma che nulla aveva a che vedere con sangue, squartamenti e occhi cavati. Quello non era sangue, era il succo di mirtillo che l'insegnante si era rovesciata addosso la mattina in cui era deceduta. La Moriarty presuppose che si trattasse di un articolato scherzo, architettato dallo spettro per punire gli studenti scettici nei confronti della materia da lei un tempo insegnata con tanta devozione. Tuttavia, la giovane verde-argento volle tenerle il gioco, curiosa di scoprire dove volesse andare a parare e, soprattutto, se il fantasma sarebbe riuscito a terrorizzare per bene Nettle che, fino a quel momento, non aveva fatto altro che ripetere che quelle erano tutte stupidaggini. Non che in quel preciso caso non avesse ragione, ma Lupe non avrebbe disprezzato vederlo tremare di paura, per dispetto.

    -Sono Olivia Moriarty. La leggenda legata al tuo nome sostiene che tu possa esaudire i desideri delle persone, a patto che ti venga restituito il favore. Ecco, la mia richiesta è molto semplice: voglio essere più ricca di Paperon De' Paperoni.- inarcò un sopracciglio, poggiando la candela sulla cassettiera sopra cui l'aveva trovata, per poi incrociare le braccia sotto il seno. La Bloody Mary fasulla non aprì gli occhi ma, anzi, li strizzò ancora di più.

    - E voi altri? - domandò, allora, rivolgendo la sua cimiteriale attenzione a Florent e Gorle, ai lati della sagoma in miniatura di Olivia.

    Edited by Olivia Moriarty - 30/5/2023, 13:00
     
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