Give 'Em Enough Rope

J. Rosenbaum

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    "Nel 2001, un Galeone erano circa cinque Sterline inglesi. I costi di cambio possono variare."
    Gli appunti dell'ultima lezione del professor Kowalski sostavano sotto il musetto di una Olivia Moriarty concentrata al punto da essersi completamente estraniata dall'ambiente circostanza, tanto da allontanare qualsivoglia rumore e odore intorno a sé: la Sala Grande era quasi del tutto deserta, vi erano solo qualche manciata di studenti alle prese con i compiti che precedevano gli esami scolastici e si cominciava a respirare aria di vacanza. I lunghi tavoli delle quattro casate erano sgombri dai canonici banchetti serali, ma si potevano scorgere alcune porzioni di scones e brocche di succo di zucca, utili a rinfrancare lo spirito dei secchioni che, invece di godersi il sole nel parco del castello, si erano rintanati tra le mura di Hogwarts per eludere ogni vile distrazione. Naturalmente, il Mastino Messicano faceva parte di quest'ultima categoria. Si passò la mancina sul tessuto fresco della camicia della divisa, quella estiva a maniche corte, per togliersi delle briciole di dosso. Questo, senza smettere di passare in rassegna con le orbite le pergamene scarabocchiate in mattinata. Era un'atmosfera perfetta: nessuna rottura di boccini, nessuna pressione, nessun "ehi Olivia". C'erano solo lei e i suoi libri, era la pace dei sensi: pensò che Aileen Wuornos dovesse essersi sentita nello stesso modo, dopo aver trovato la sua vocazione in qualità di serial killer.

    - T'ho vista, sai, con quel coglione di Tassorosso, dietro gli spalti. - ad interrompere il suo flusso di coscienza, tutto rivolto al sistema monetario babbano inglese, fu la presenza - istantaneamente considerata fastidiosa - di un suo compagno verde-argento. Zola, diciotto anni, sul punto di diplomarsi. Cacciatore della squadra di quidditch di Serpeverde, voti più che discreti, oggettivamente avvenente e consapevole di ciò. I suoi occhi allungati, color del mare, erano la sua più grande qualità, sebbene spesso le fossero sembrati vuoti, privati di qualsivoglia intelletto. Un sospiro abbandonò il bocciolo livido, prima che le orbite arrestassero la loro furiosa corsa sul testo sottolineato del libro di testo. In uno scatto, le pupille furono in quelle cerchiate di azzurro dell'altro. Ollie non parlò, non subito: gli riserbò uno sguardo granitico come un golem, curiosa di scoprire dove volesse andare a parare: un velo di imbarazzo e paranoia le tirò allegoricamente le tipiche due trecce ordinate, al pensiero di essere stata beccata a fare cose strane con quello che, da qualche tempo, considerava il suo ragazzo. Tuttavia non aveva mai sbandierato ai quattro venti la loro relazione, dunque le faceva strano che fossero delle persone esterne a visualizzarli nel loro insieme. In quel rapporto in boccio, impacciato ma elettrizzante. Aggrottò la fronte semi-celata dalla frangia corvina, come a dire "Ebbene?" e, lui, si sentì legittimato a continuare: - Ma toglimi una curiosità: opera di carità o pura e semplice disperazione? - a quella domanda, la ragazzina lo squadrò da capo a piedi, con fare volutamente giudicante.

    -Non è già abbastanza da maleducato essere in vita quando nessuno ti vuole, Zola? Ora che hai superato lo scoglio dei quattro anni mentali, hai pensato di disturbarmi mentre studio?- la voce della Moriarty, sebbene si mantenesse metallica e inquietante come l'affilatura di un coltello, presentava una - ben camuffata - nota di profondo fastidio, non tanto per se stessa (era abituata a ricevere le attenzioni dei suoi compagni di casata e, a dirla tutta, riuscivano ben poco a scalfirla), quanto più perché se la stavano prendendo con una persona che 1) non era presente e, 2) era una di quelle a cui teneva di più nell'intero Cosmo. Non una mossa scaltra, da parte di quelli che, per antonomasia, avrebbero dovuto essere "gli astuti" della cucciolata. Il concasato si passò una mano nei serici capelli lisciati all'indietro, riposizionando una ciocca ribelle in un gesto che, presumibilmente, voleva essere in qualche modo sexy. Il sopracciglio di Olivia stava raggiungendo vette mai inesplorate.

    - Ah, Scrooge, perché ti scaldi tanto? Prima amoreggi con uno sfigato come Rosenbaum e poi pretendi che non ti si dica niente? - Zola si accomodò nei pressi della violoncellista, passandole un braccio sulle piccole spalle che, in risposta, si irrigidirono - Cioè, ce l'hai servita su un piatto d'argento, non credi? Che poi, dovevamo aspettarcelo: "freak chiama freak", è una legge naturale. - imperversava il Serpeverde dell'ultimo anno, mentre Lupita ruotava il volto squadrato nella sua direzione e gli riserbava un'espressione torva e venata di purissimo disgusto, le iridi abissali che inviavano messaggi minatori all'altro studente, come a volergli intimare di scollarsi da lei. Rosaline Beckett prese posto di fronte alla diciassettenne, intrecciando le dita sotto il mento, la bocca carnosa torta in un sorriso sibillino, smaccatamente divertito. Se c'era un modo per sollazzare quella serpe in seno era vedere qualcuno tormentare la sua acerrima nemica.

    -Dev'essere frustrante.- proferì Olivia, ad un certo punto, con il tono che avrebbe dedicato alla lettura di un epitaffio. Il concasato inclinò la testa bionda da una parte, di fatto avvicinandosi maggiormente al viso di lei - Cosa? - domandò, mellifluo -Chiamarsi Zola di cognome e Gordon di nome.- aggiunse Evvivia, sollevando gli angoli delle labbra violacee mentre sul volto di Gordon Zola (genitori spietati) si dipingeva un'espressione a cavallo tra sdegno e sfida -Se ti piantassi un chiodo dietro la nuca moriresti seduta stante e verresti denominato il Fantasma Formaggino. Neanche da morto riusciresti a intimorire qualcuno... uhm, forse un intollerante al lattosio, sì.- velenosa, la Moriarty tornò forzatamente ai suoi appunti di Babbanologia, mentre le orecchie del concasato si tingevano di rosso scarlatto. Ma non avrebbe demorso, questo lei se lo aspettava.

    - Sarebbe più utile se la lingua la usassi per... - e, senza decoro alcuno, Gordon fece un cenno a ciò che nascondeva in mezzo alle gambe - ... piuttosto che per insultarmi o, peggio, pomiciare con la feccia. - all'udito di Magpie arrivò la risata argentina da parte della Beckett che, senza riflettere sull'eventualità che nessuno volesse sentire cosa avesse da aggiungere, commentò a sua volta: - Lasciala stare, Gordon. La nostra Olivia si sta facendo grande, anche se con un perdente. - la matita che la bruna stringeva tra le dita mancine scricchiolò appena nella morsa delle falangi, le nocche che velocemente sbiancavano. Ancora qualche frecciatina, e la sua proverbiale maschera di gelido ferro si sarebbe trasformata in simpaticissima ferocia, alla stregua di quella che istintivamente si incollava alle sue ossa durante il plenilunio.
     
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    - UMPF! -
    In pratica, fu come il pugno di un infame che piovve dall'alto per capitolare nello stomaco di Jericho Rosenbaum. Un dolore più inaspettato che violento, lo colse alla sprovvista obbligandolo a piegarsi come un asse da stiro ed esprimersi tramite un verso gutturale.

    Lo stesso, identico giorno di un anno prima, Lazy-Boy era in preda a una crisi di panico per via degli esami imminenti. I G.U.F.O. si avvicinavano inesorabili mentre lui, da bravo inconcludente, rimaneva a tremare nella posizione di un feto fra triliardi di libri e pergamene. Nel presente, nulla di tutto ciò lo attanagliava, anzi: mancava davvero pochissimo alla fine della scuola e, un buon modo per entrare nell'ottica vacanziera, era senza dubbio svaccarsi da qualche parte e dormire. Abbandonato a quattro di bastoni sotto le fronde di una quercia, sarebbe sembrato un cadavere a chiunque non avesse notato il suo profondo respiro. Poi, ecco che l'imprevisto gli venne lanciato addosso senza grazia da quella che, solo dopo, avrebbe scoperto essere Sagasigna, la civetta di famiglia. Il rapace più menefreghista, ribelle e insofferente che avesse mai avuto il dispiacere di conoscere. Insomma, gli aveva consegnato un pacco da cui pendeva un biglietto chiaro e conciso: "Con amore, mamma". Non aspettava nulla in particolare da parte dei suoi ma, l'idea di ricevere una sorpresa, sostituì la dolenzia all'addome con una vena di buonumore. La carta celava una scatola al cui interno... beh. Beh.

    - Sagasigna, testa di pigna... - mormorò fra sé e sé, rimirando il contenuto che, pur volendo, non gli sarebbe mai servito. Un completino culotte-bralette a piccoli soffioni e una scorta quinquennale di assorbenti si incastravano alla perfezione, come a Tetris. Doveva ammetterlo: gli era rimasto l'amaro in bocca. Una cocente delusione che solo la presenza di caramelle sul fondo del contenitore avrebbe vagamente sanato. Peccato per l'adorabile Zoe: quella si chiamava dogana. Insomma: il diciassettenne era lì che masticava l'unica cosa di cui poteva appropriarsi quando Alana - una coetanea di sua sorella passò - si fermò e lo guardò storto. - Che c'è? Le mestruazioni non sono un tabù da secoli: aggiornati! Hai visto Zoe, piuttosto? - Alana (nomen omen), già altissimissima, si prese qualche ulteriore secondo di giudizio impietoso per poi rispondere che l'aveva vista in Sala Grande e dileguarsi scuotendo i codini.

    ***


    Ficcata la scatola nello zaino, il Tassorosso si recò laddove gli era stato suggerito ma, della minore dei Rosenbaum, nemmeno l'ombra. Si trascinava stancamente con le dita intrecciate contro la nuca ripulita dai ricci. Ebbene, sfoggiava ancora una chioma indomabile ma più corta e che, se sistemata, gli conferiva una vibe d'altra epoca. Il ciuffo volto verso l'alto in uno sberleffo mitigava l'espressione di chi era stato disturbato dal proprio sonno. Un cipiglio che, ben presto, si sarebbe trasformato. Sarebbe peggiorato.

    Dal fondo della Sala, Lazo aveva intercettato Olivia naturalmente intenta a studiare ma, mentre valutava la miglior maniera per disturbarla, venne battuto sul tempo da Zola. Gordon Zola. No, non era uno scherzo di pessimo gusto, cioè, sì: uno scherzo di pessimo gusto da parte dei genitori al figlio, per sempre costretto in quel nome ridicolo. Lui e Zola non si erano mai piaciuti, men che meno dal momento in cui Richo aveva saputo come si chiamava per poi scoppiare in una risata infinita. Zola era uno stronzo ma, vista la sua condanna, si poteva anche capire. Almeno fino a un certo punto e, quel punto, stava per essere oltrepassato alle orecchie del freak. La cinetica del Serpeverde che si approcciava alla Moriarty non segnalava nulla di buono, dunque il giallo-nero decise di avvicinarsi senza dare troppo nell'occhio. Volgendo le spalle ai due, si sedette su una panca nel tentativo di origliare al meglio delle sue possibilità uditive. Purtroppo per lui, molto di quel discorso sprizzante clichés da ogni lettera giunse intatto alle sue orecchie. Sarebbe stato legittimo pensare che il giovane weirdo si fosse stranito alla scoperta di rappresentare il bersaglio di Gordon. Avrebbe avuto senso, no? Eppure, malgrado l'insicurezza cronica, Lazzaro era la criptonite dei bulli: nella maggioranza dei casi, veniva sfottuto, insultato, deriso senza successo. Lui assecondava, assumeva atteggiamenti che gli aguzzini di turno non potevano tollerare e finivano con l'autodetonarsi. Quindi, ciò che veramente urtava il sistema nervoso del figlio di Tosca era il fatto che quel coglione e la Beckett, aggiuntasi in corso d'opera, avessero deciso di importunare Lupe. Ecco, Lupita non aveva alcun bisogno d'essere protetta o salvata, anzi: se la stava cavando così bene che la trovava sexy. Le avrebbe volentieri lanciato l'intero completino di sua sorella in segno d'apprezzamento, tuttavia, la situazione stava peggiorando. I due compagni l'accerchiavano, Zola fisicamente e questo era un tantino troppo per gli standard del "povero sfigato".

    L'entrata in scena venne affidata a uno dei cinque sensi: annusando sonoramente l'aria con una smorfia disgustata sul muso, lo stramboide finse di domandarsi da dove provenisse quella puzza che tanto lo infastidiva. Ad un tratto, improvvisò l'inserimento di un imprevisto: - Pronto? Sssì, pronto? Chi parla? - rimediata una banana da una cesta di frutta lì nei pressi, Jericho si aggiunse al trio di serpi fingendo una telefonata. Si mise a cavalcioni della panca occupata da Rosaline ma senza sedersi e rimase in silenzio per qualche istante. Finse di coprire la cornetta, poi si sporse verso il diciottenne: - È il caseificio: dicono di non disturbarti a tornare, preferiscono vendere formaggi buoni. Sai, gli affari e tutto il resto... - il tono di una persona che dà una comunicazione pura e semplice, abbinato a un sorriso esteso. Senza denti in vista. L'apparenza ingannava l'intolleranza verso l'attrito forzato in cui il bastardo aveva incastrato Evvivia. Nell'organismo di Mosquito ribolliva la voglia di spezzare il braccio con cui Gordon cingeva impunemente Magpie: era palese che lei non gradisse affatto essere toccata.

    Comunque, l'intruso non chiese il permesso, né considerò lo sdegno sulla faccia della Beckett quando le si piazzò di fianco. - Allora, ricapitolando - il telefono tornò una banana che il Metamorfo cominciò a sbucciare con calma. - "Coglione", "sfigato", "freak", "feccia", "perdente"... poi? Potete fare meglio, lo so. Così me le segno per l'annuario! - con un morso, decapitò il frutto in fervente attesa di nuovi epiteti che lo definissero. Stava sondando il terreno e lo faceva non senza una buona dose di provocazione. Ridondante sottolineare la sua Testurbanza(?): il lato Grifondoro, talvolta, era impossibile da mettere a tacere.

    Edited by Jericho L. Rosenbaum - 8/6/2023, 16:38
     
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    Il suono peculiare e ben distinto di una snasata, prolungata e volutamente rumorosa, impedì ad Olivia Moriarty di compiere un efferato omicidio e condannarsi ad una misera esistenza dietro le sbarre. Le opzioni erano due: o si era accidentalmente introdotto nel castello un cane da tartufo, o qualcuno di sua conoscenza aveva intercettato il potenziale pericolo con i suoi sensi di... scimmia cappuccina. Quando le iridi abissali incontrarono la cravatta di Tassorosso, la ragazzina appuntò mentalmente una spunta di fianco alla seconda opzione: l'avvento di Rosenbaum fu creativo. Teatrale il giusto, comico per chiunque tranne che per chi stava subendo le sue curiose attenzioni. Affrontò a muso duro (si fa per dire) i due bulletti e, armato di banana, decise di prendere parte a quella sceneggiata da teen drama di bassa lega, accomodandosi nei pressi di Rosaline che, in risposta, arricciò una narice e si spostò appena per evitare qualsivoglia contatto indesiderato.

    Comunque, nel momento in cui Jericho aveva cominciato quella pantomima, il bocciolo violaceo della sua ragazza si era automaticamente disteso in un sorriso a labbra serrate. Le punte acuminate dell'arco di Cupido impregnate di istantaneo compiacimento, dettaglio che Gordon, dalla sua posizione strategica, riuscì a captare con estrema facilità. La cosa parve infastidirlo notevolmente perché, non solo era stato duplicemente vessato dagli strambi del castello, ma sembrava anche vagamente invidioso di quella che, ad occhio esterno, sembrava una complicità spontanea. Quella che lui e tanti altri compagni di casata di Evvivia non avevano mai raggiunto. Ma Gordon aveva altre cartucce in canna e, con la presenza della Beckett, si sentiva abbastanza gradasso da imperversare con quella pagliacciata. Olivia osservò la cinetica di entrambi i suoi concasati, chiedendosi quanto avrebbero resistito all'atteggiamento noncurante di Lazzaro, prima di esplodere di frustrazione e sconfitta, e poi tornò a scarabocchiare i lineamenti del figlio di Tosca, soffermandosi con imprevisto interesse sul morso che aveva appena inflitto alla banana. Un flash decisamente inopportuno la riportò al ripostiglio del Dominic's e, di conseguenza, un brivido l'attraversò per intero, partendo dal punto marchiato dai denti di Argento Vivo in quella circostanza, costringendola a raddrizzare la schiena. Zola, ancora agganciato a Scrooge con invadenza, strinse appena la presa delle falangi proprio sulla piccola spalla di lei, mentre Rosaline sfoggiava il suo miglior ghigno. Proprio un peccato che tanta bellezza fosse stata assegnata a due considerevoli teste di troll.

    - Potrei anche farlo, Rosenbaum, ma finirei per annoiarmi perché sarebbe un elenco di insulti troppo lungo. - commentò Gordon, mentre la testa corvina di Ollie ruotava con la lentezza inquietante di una bambola posseduta. Prese a fissarlo con insistenza, al punto che il concasato sentì formicolare il profilo bersagliato dalle orbite peciose: - Cosa c'è, Scrooge? Stiamo solo parlando... non te lo mangio, tranquilla. - mormorò il Serpeverde con fare provocatorio, suscitando nella violoncellista l'istantaneo desiderio di avvelenargli il succo di zucca. Nel frattempo, Rosaline decise di dedicarsi a Lazo, accavallando le lunghe gambe e riserbandogli uno sguardo decisamente snob: - Lo sai, vero, che ti sta assecondando solo perché non ha scelta? Insomma, o te o il nulla cosmico, la scelta diventa facile quando si è disperati. Vero, Moriarty? - la frecciata fu intercettata dall'espressione di serio sprezzo che increspava i lineamenti squadrati del Nerino del Buio. Un sopracciglio si levò verso l'alto, esattamente come il livello della sua intolleranza nei confronti dell'intera situazione. Essere presa di mira non era una novità ma, la presenza di Jericho, la metteva leggermente in difficoltà perché... beh, perché il fatto che si preoccupasse di cosa venisse detto a lui, la rendeva vulnerabile. Più sensibile alle parole velenose che, altrimenti, le sarebbero scivolate addosso con più facilità.

    -Non tutte hanno le tue stesse aspirazioni, Beckett. C'è chi riesce a puntare più in alto di una tresca utile a riempire qualsivoglia vuoto.- non le avrebbe concesso alcuna forma di giustificazione in merito a ciò che lei provava nei confronti di Lazy Boy, ma le era sembrato doveroso replicare con il suo savoir-faire al vetriolo. Non aveva spostato le iridi abissali dal volto di Zola che, in tutto questo, non aveva smesso di importunarla tramite ghigni sbilenchi e fastidiosi baci visivi: puntava a farla sentire piccola e indifesa, era chiaro. Olivia sgranò appena lo sguardo pecioso, mantenendo il broncio e quindi apparendo maggiormente psycho: -E tu. Tieni le tue muffe adese al tuo corpo, se non desideri tornare allo stato primordiale di latte vaccino: potrei piantarti la bacchetta nel lobo frontale, entrando direttamente dall'orbita oculare, e finiresti lobotomizzato senza nessuna traccia del mio passaggio.- minacciò con la calma chirurgica di un'aspirante genocida. Gordon sbatté le palpebre con fare falsamente impressionato, cercando di camuffare il moto di evidente fastidio scaturito dalle continue battute sul suo nome, e il braccio scivolò dalle spalle della Moriarty per tornare nei ranghi. Non senza passare sulla sua schiena con fare viscido e tanto di occhiata all'indirizzo del giallo-nero.

    - Allora, fenomeno, dicci: com'è uscire con Capitan Ghiacciolo? - domandò Rosaline e, come naturale conseguenza, le pupille di Lupe rotearono esasperate - Quante volte ti sei ritrovato con la lingua incollata e il cervello congelato? Perdona il mio morboso interesse, è che si tratta di una novità per noi. Pensavamo fosse attratta esclusivamente dai galeoni... - aggiunse la bionda, poggiando il mento sul dorso della mancina, sorridendo alla sua rivale con fittizio atteggiamento materno - Magari è ancora così, Rose. - fece Gordon, con il palese intento di insinuare che Olivia "si concedesse" a Jericho per una mera questione economica, di fatto dandole della prostituta. Ecco il classico stereotipo del maschio bianco etero basic: quando una femmina non mostra interesse (di qualsivoglia natura) nei suoi confronti, il modo migliore per smacchiarsi dell'onta del rifiuto è darle gratuitamente della meretrice. Una pratica di uso comune tra molti degli adolescenti che bazzicavano tra le mura di Hogwarts, ancora ad oggi.

    -Lasciali perdere. La loro vita è misera e non possono fare altro che provare a tormentare gli altri.- sibilò, puntando ora gli occhi nerissimi in quelli altrettanto scuri di Mosquito. Lo guardò intensamente, quasi avesse voluto entrargli non solo nella mente, ma anche nell'anima. Pareva volergli comunicare l'opposto di quanto appena proferito con superiorità: era il lato vendicativo che scalpitava per buttare fuori un po' di estro creativo, utile a dare una lezione a quei due mentecatti e che, non tanto difficilmente, traduceva una certa voglia di vedere Rosenbaum con lo stesso cipiglio.

    Edited by Olivia Moriarty - 14/6/2023, 17:07
     
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    Benché Olivia Moriarty non si fosse mai imbattuta in quella sfumatura della personalità di Jericho Rosenbaum, probabilmente, solo lei si sarebbe accorta di una simile apparizione. Una distonia, rispetto alla gamma espressiva che Richo era solito sfoggiare. Fulgido come un lampo e al contempo ostinato come un'impronta, il cipiglio del ragazzo mutò in direzione di Gordon: gli occhi dalla forma allungata assunsero estremità più aguzze e le iridi divennero un tutt'uno con le pupille. Le metà non fasciate dalle palpebre calavano dalle ciglia come drappi funebri. Spicchi d'onice opaca, precipizi dentro cui indirizzare Zola con una spinta e aspettare di sentire le sue urla sostituite dal tonfo sordo del corpo spiaccicato. Ridotto a una partita di Shangai cui partecipano soltanto i bari. Ebbene sì, anche Lazzaro possedeva un lato macabro e violento che il Serpeverde titillava con gusto. No, non era improvvisamente diventato abile nel ferire i sentimenti del Tassorosso, bersaglio veterano di numerosi bulli: si stava accanendo su Lupe e ciò pizzicava con foga non richiesta le corde meno tolleranti di Lazo. Forse, quelle appartenenti all'alterego nato per scherzo da una fantasia americana degli anni '20. Non sembrava saggio disturbare la millenaria e spettrale routine di Mr. May ma, presumibilmente, vi avrebbe fatto caso Lupita e nessun'altro. Ogni dito che il diciottenne pigiava nel braccio della concasata, suonava come rotto fra le tempie del giallo-nero. Stessa sorte spezzata valeva per le vertebre della lunga schiena e per la curva malevola del ghigno da caricatura scadente. Una di quelle che ti rifilano nelle piazze delle città famose a prezzi esorbitanti.

    In ogni caso, avendo ben presente come Evvivia fosse solita e capace di districarsi da situazioni spinose, Lazy Boy inspirò dalle narici e provò a non intromettersi. Per il momento. Venne, dunque, richiamato dal lagnoso miagolio di Rosaline, gatta morta di prima categoria. Convinta delle sue ammalianti doti da sirena malvagia, schizzò qualche altra goccia di veleno che funse da ottimo condimento alla banana che il freak aveva scelto in qualità di spuntino. A tal proposito, quest'ultimo osservò la Beckett con una punta di preoccupazione per poi rifilare al frutto un altro morso e scuotere la testa con fare costernato. - Mi dispiace che a nessuno importi davvero di te, Beckett. Dico col cuore. - nessun tono camuffato ad arte. Nessuna smorfia a mascherare il sotterraneo dolore di chi viene colpito e affondato. Il giovane weirdo, labbro inferiore vistosamente esposto, sembrava condividere sincero dispiacere nei riguardi dell'atteggiamento di cui la ragazza si avvaleva per mistificare l'insicurezza. Quasi sempre, funzionava così. Come se fosse bastato, il Nerino del Buio aggiunse il proprio carico e Rosaline finse di non badarvi. Veramente quei due non si rendevano conto di quanto impallidissero a confronto con le risposte pronte e venefiche della compagna? Erano onestamente convinti di poterla spuntare in qualche modo? Uscirne vittoriosi e credibili? Mosquito restava estasiato nell'assistere al singolar tenzone in cui si esibiva la lingua di Magpie. D'altronde, lui stesso ci aveva duellato molto volentieri sebbene in tutt'altre sedi. Gordon, a proposito, dovette abbassare le armi e lo stramboide, ancora masticante, non seppe né volle trattenere un sorriso sbilenco. Complimentoni, amatore DOP.

    In quella pallosissima, urticante partita di volano fra premi Nobel, ecco che la Rosa dei Fetenti tornò alla carica con domande inopportune e offensive all'indirizzo di quella che avrebbe potuto essere sua amica. In altre circostanze, Argento Vivo si sarebbe concesso un succoso revival degli ultimi avvenimenti al Dominic (della serie, certo: lingua incollata, cervello congelato ma non nell'accezione cui credi tu) però la situazione stava prendendo una piega troppo sgradevole. La sua impermeabilità agli insulti veniva meno se questi erano rivolti a persone cui teneva e Zola superò di parecchi chilometri la linea di confine non appena tradusse il suo orgoglio ferito nell'usurato commento del maschio rifiutato. Lazarus, non più a cavalcioni della panca, fissava dritto avanti a sé, lo sguardo impresso nel gemello della violoncellista. Gradualmente, un sopracciglio si inarcò sul silenzio di cui il Metamorfo era responsabile e la sua bocca produsse uno schiocco.

    - Ah. - vocalizzò a un certo punto, scoccando un'occhiata al duo di bisce scarabocchiate. - Quindi siete seri. Cioè, ora che succede? Si accende una luce accecante che ci sparaflasha, vi infilate la divisa da villain e noi siamo "nei guai, guai molto grossi"? Vi prego! - stupito dal quantitativo di stereotipi teen che affollavano la tavolata dei figli di Salazar, Jericho ruotò i bulbi oculari e uno sbuffo di risata sprezzante gli schiaffeggiò le labbra. Mise la banana in mano a Rosaline senza chiederle niente, dopodiché, all'improvviso, scattò in avanti e prese il più grande per la cravatta. Jericho restava anemico ma cominciava a percepire i vantaggi del farsi massacrare da Malcolm. Gli fu impossibile trattenersi oltre, quindi lo strattonò con forza e se lo avvicinò tanto che le fronti quasi si sfiorarono. I sottili capelli biondi del mentecatto si tesero, elettrici come l'impazienza del suo bersaglio: - La tua amica ficca le mani nelle mutande di Zip a targhe alterne e tu vorresti che mia sorella avesse almeno quindici anni - sì, me lo ha detto -, perciò fatevi i cazzi vostri. - con il pugno ancora chiuso intorno all'accessorio, tirò un altro poco quel che divenne un vero e proprio cappio. - Toccala ancora. Tu fallo. - non ritenne necessario aggiungere altro sulla sua ragazza o sull'oscura identitàd dei Tassorosso, così mollò la presa e si alzò con ancora quell'espressione sulla faccia. Essa si dissolse non appena colui che la indossava raggiunse Olivia dall'altro lato del tavolo. La invitò con gentilezza ad alzarsi e seguirlo.

    - Vieni, andiamo a studiare da un'altra parte. - aggiunse, introducendo uno sbadiglio che portava con sé un'affettuosa dedica a Zola e Beckett. Spoiler: la coppia toglieva il disturbo ma non avrebbe studiato manco per niente. Erano gli ultimi giorni di scuola e non valeva la pena di sprecarli in compagnia di persone che abbassavano la media per osmosi. Semplicemente esistendo e respirando nei pressi della loro concasata, le risucchiavano linfa vitale. Grazie ma no grazie. - Mi raccomando, Rosaline, niente latticini: potassio! - e mentre se ne andava mano nella mano con Messico e Nuvole, il Tasso si improvvisò nutrizionista e chiuse in bellezza con un'esortazione. Mai trascurare gli oggetti di scena, men che meno se edibili come quella fottutissima banana.

    Edited by Jericho L. Rosenbaum - 5/9/2023, 14:05
     
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    Immaginare Rosaline Beckett e Gordon Zola alle prese con il classico stacchetto dei cattivi dei cartoni animati babbani, quindi vestiti come due idioti, rigidi nelle loro pose plastiche e ridicole, fu esilarante anche per una musona come Lupita, al punto che non riuscì a trattenersi dall'espirare dalle narici una risata prima di sonoro, secca come un colpo di tosse ma sincera come ognuna delle sue parole. Sollazzata da quell'immagine - che non avrebbe abbandonato facilmente la sua testolina corvina - avrebbe aggiunto, per rincarare la dose e spalleggiare il Tassorosso: -Miao. Proprio così.-

    Avvenne tutto in una manciata di attimi e, per tutto il tempo intercorso tra la presa di coscienza da parte di Jericho e l'azione che veicolò i suoi muscoli allenati, Olivia non aveva smesso neanche un secondo di guardarlo con l'invadenza con cui tipicamente si interfacciava con il resto del mondo. Con lui, in maniera ancora più insistente e, forse, disturbante. Ad ogni modo, fu come se il loro scambio muto di sguardi, precedente a quell'esatto momento, avesse creato ulteriore connessione tra i due freak in erba: alla richiesta afona della Moriarty, Rosenbaum aveva risposto con una prontezza che la destabilizzò alquanto. Nel momento in cui lo vide sbolognare la banana decapitata tra le mani di Rosaline e dipingersi degli allegorici baffetti da gentiluomo, il cuore spinato sprecò un battito contro lo sterno foderato dalla camicia estiva. La ragazzina si sentì improvvisamente emozionata, manco stesse assistendo al "ribaltone" della sua squadra preferita di Quidditch, e sgranò appena le orbite peciose all'indirizzo dello stramboide, ora alzatosi nuovamente in piedi con l'intento di... arpionare la cravatta verde-argento di Zola. Di conseguenza, non fu solo quell'accessorio a sentirsi strizzato, ma anche le viscere (per rimanere casti) della violoncellista. I suoi incisivi affondarono nel labbro inferiore sparito sotto l'egemonia di quello superiore, mentre le pupille dilatate scarabocchiavano isteriche i lineamenti del suo ragazzo, intento a minacciare non tanto velatamente quel mentecatto platinato di Gordon.

    Rosaline si esibì in un versetto strozzato e imbarazzato e, inquadrata la sua acerrima nemica, non riuscì ad esimersi dall'increspare ancora di più l'espressione, palesando non solo vergogna ma anche vero e proprio sdegno: in fondo, per lei era un affronto che Olivia Moriarty non solo si fosse trovata degli amici, ma pure un ragazzo che, da vicino, non era così ripugnante come aveva sempre creduto nell'insultarlo da lontano. Jericho Rosenbaum era intelligente, era coraggioso e addirittura dotato pure di una buona dose di brillante umorismo: la cosa parve scioccarla più del fatto che fosse Lupe a "godere" di tali qualità. E Scrooge, intercettato quello sguardo, non si trattenne: l'angolo della bocca si stirò compiaciuto verso l'alto, riserbando alla concasata un cipiglio di soddisfatta imperiosità. Sì, si stava silenziosamente vantando, scendendo immaturamente al livello di quella serpe in seno. Non le dispiaceva, quantomeno non in quella determinata circostanza.

    -Questo è ciò che succede quando non si è in grado di chiudere la bocca come una cerniera al momento opportuno. Ah no, aspetta...- sibilò, concedendosi il lusso di sfottere la sua rivale da ormai sei anni di carriera scolastica, con un ovvio riferimento al compagno giallo-nero di Jericho. Mentre venivano pronunciate quelle esatte invettive, il polso mancino di Magpie si era mosso al di sotto del tavolo e, la bacchetta stretta strategicamente nella piccola mano, eseguì un incantesimo semplice quanto efficace. Comunque, messo a cuccia (o meglio, in frigorifero?) Gordon Zola, il figlio di Tosca raggiunse la diciassettenne e la invitò a levare le tende. Evvivia annuì appena, ancora sotto l'effetto di quanto appena visto sfoderare da Lazzaro con tanta naturalezza - lo avrebbe strangolato con le sue stesse... gambe, se solo non si fossero trovati in un luogo pubblico -, e chiuse il libro di Babbanologia sotto gli sguardi atterritti dei compagni di casata. Li occhieggiò entrambi, lentamente e senza nessuna apparente emozione a modificarle i lineamenti squadrati, dunque accettò la mano di Lazy Boy e, con grazia, scavalcò la panca, tirandosi in piedi e stringendo il materiale scolastico al petto. Il catalizzatore era tornato a nascondersi tra le pieghe della gonna della divisa.

    -In bocca al Licantropo per i M.A.G.O., Zola, spero tu ne esca intero e pastorizzato.- detto questo, Messico e nuvole intrecciò le dita con quelle di Mosquito, stringendole appena. Sollevò il mento provvisto di fossetta nella sua direzione, con fare serissimo, prima di appoggiare appena una tempia sul braccio di lui. Mentre si allontanavano dalla Sala Grande, la figlia di Salazar inspirò profondamente e, dopo minuti passati a rimuginare sognante su Argento Vivo e il suo mood da aspirante serial killer di formaggi, sospirò: -Lo so che pensi che io non abbia bisogno di protezione, ed è effettivamente così. Tuttavia... sei stato grande.- ridacchiò senza volume, come di consueto -Mr. May.- aggiunse, attraverso un tono da nobildonna improvvisata. Pensò che, insieme, formavano una squadra vincente. Pensò che fosse strano, e allo stesso tempo incredibilmente piacevole.
     
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    Nel preciso istante in cui intrecciò le proprie dita con quelle di Olivia, Jericho si sentì potente.
    Gli capitava assai di rado e, forse, quella rappresentava una circostanza infantile per galvanizzarsi, tuttavia, a lui non importava. Il tiepido fiotto che lo invase dall'interno per poi tradursi in scoppiettìo fu talmente piacevole che gli parve di respirare meglio. Anzi, gli parve che il proprio respiro avesse tutto il diritto di riecheggiare nella Sala Grande senza perdersi e sfiatare in un marasma anonimo di suoi simili. Ciò non si legava prettamente all'umiliazione che Rosaline e Gordon avevano subìto, quell'aspetto si poteva quasi considerare come collaterale. Jericho Rosenbaum assaporava il gusto di una vittoria perché stava voltando le spalle a uno dei tanti esempi tossici che lastricavano il percorso dell'adolescente tipo e, soprattutto, lo stava facendo con accanto un'alleata solida. Una persona enormemente cara, fondamentalmente diversa e insieme abbastanza simile da rendersi la perfetta partner in crime. Si erano spalleggiati, supportati fluidamente senza un copione cui attenersi. Avevano sbloccato una nuova parentesi di spontanea sintonia e si muovevano nella luce che essa stessa garantiva. Un varco spalancato sull'estate ormai tanto vicina da poterla scorgere in lontananza. Per quanto riguardava Lazo, visibile addirittura senza occhiali.

    - Per quanto mi riguarda, il gorgonzola potrebbe non esistere. - ammise, incapace di incassare degnamente il complimento che la Moriarty non si esimò dall'elargire. Non una cosa comune che ella ne dispensasse e, per giunta, con un sorriso violaceo dipinto in volto. Ecco, Lazy Boy ne era estremamente consapevole e la cosa lo aveva colpito senza mancare di ingellare la sua "cresta interiore". Al tempo stesso, impreparato all'elogio così come ai commenti positivi in generale, preferì abbozzare un sobbalzo con le spalle ed evitare di cedere a reazioni ridicole. Si mantenne nei binari dell'argomento, pur virando il riflettore su Zola nella speranza che, non metaforicamente, piovesse sulla sua muffita testa molle. Sulla sua e su quella dell'avvvvvenente amichetta. In fondo, non aveva agito perché convinto che la sua ragazza non fosse capace a cavarsela da sola bensì perché, molto semplicemente, teneva a lei. Non sopportava che qualcuno si fosse permesso di maltrattarla a caso e, eventi del genere, tiravano fuori il peggio del Tasso. Comunque, c'era il rischio che Mosquito - gli zigomi arrossiti e l'intero delle guance masticato con finta noncuranza - si mettesse a spiegare il perché il gorgonzola gli desse il voltastomaco, invece, Magpie lo colse impreparato con l'aggiunta di una clausola. Lo appellò tramite un nomignolo inventato per gioco durante le vacanze di primavera e su quello, il freak, non fu in grado di glissare. Il personaggio creato la prima notte in cui avevano dormito insieme, ricorreva in maniera che trovò piuttosto allettante. Vagamente impettito, quindi, assunse una postura buffamente accademica in uno sbuffo di fumo invisibile. Le labbra vennero premute l'una sull'altra in un sorriso sornione che portò gradualmente avanti sotto lo sguardo vispo, in pendant. Così come fanno gli uomini muniti di peli facciali, passò indice e pollice fra naso e bocca, dove apparvero un paio di veri baffetti da sparviero che lisciava con un certo aplomb. Neri, lucenti, geometricamente perfetti lo tramutarono in un teenager un po' precoce e un po' demodé. Quindi, cosa aveva da dire Mr. May, in proposito?

    - Non qui, mia diletta, o sarò costretto a farti gorgheggiare tutti i mesi dell'ann... - piegato, si stava accingendo a finire la frase nell'incavo del collo di Lupe quando dovette interromperne la scivolata. Si girò di scatto e, ancora una volta, il duo di bisce catturò la sua attenzione. Nel tentativo di alzarsi e scappare a leccarsi le ferite da qualche altra parte, qualcosa gliel'aveva impedito. Non solo: Gordon Zola riuscì a sollevarsi di pochi centimetri per poi ricadere seduto e rovesciarsi addosso un intero vassoio di scones mentre Rosaline Beckett fece volare la banana spiaccicandosi faccia avanti sul tavolo. Oh, non c'era da preoccuparsi: aveva ancora il suo nasino alla francese, peccato che avrebbe ricordato quello di Gérard Depardieu. Dal luogo del delitto, un nugolo di imprecazioni e lamenti si levò come musica per le orecchie degli altri due. La Morte Portatile doveva aver usato un incantesimo atto a legare fra loro i lacci delle scarpe che indossavano i simpaticoni della compagnia e, una volta realizzato, Argento Vivo esalò un sospiro estatico. Secco come un liquore senza ghiaccio. Chiuse gli occhi e scosse il capo in balìa di un fremito euforico. Un'espressione teatrale ma sincera del suo corroborante compiacimento.

    - Impagabile. - commentò trasognato, prima di sghignazzare apertamente e avvolgere il vitino di Lupita con un braccio. Le sue iridi erano tornate a brillare e a scambiare lucciole con le gemelle all'ombra di una frangia corvina. Che la Sala Grande fosse o meno ghermita dagli studenti, al Metamorfomagus non importava: volle concludere ciò che il siparietto aveva gradevolmente interrotte e schioccò un bacio sul broncio naturale della strega. - Scappiamo sulla Torre di Astronomia che ti faccio vedere le stelle. Ssssh! - e la zittì scherzosamente, ancor prima che potesse protestare. Sì, in pieno giorno e allora? Il sole era un'ottima base di partenza...

    ... Si capisce che non sarebbero davvero andati a guardare le stelle?
     
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