Fairies Wear Boots

G. Hastings

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    HOWL

    Group
    Caposcuola Serpeverde
    Posts
    230
    Location
    Birmingham

    Status
    Anonymous
    - Ehi, Scrooge, che sorpresa! -

    La voce di Rosaline Beckett, soave quanto una batteria di pentole preda di un percussionista, mi costringe a staccare gli occhi abissali dal libro di Incantesimi e a puntarli sulla sua figura slanciata: malgrado la cattiveria che inzacchera i suoi lineamenti, è straordinariamente bella e la cosa, ovviamente, la rende ancora più detestabile. Mi osserva a braccia incrociate e corta camicia da notte, appoggiata allo stipite del mio letto a baldacchino. Le altre compagne di stanza si stanno lavando i denti prima di andare a letto, e questo ha permesso alla vipera di strisciare indisturbata nei miei pressi. Inarco un sopracciglio: -Ti sei finalmente accorta di non avere il cervello?- rispondo piccata, suscitando in lei una risatina divertita ma, a tratti, mortalmente offesa. Negli anni ho imparato che, anche se cerca in tutti i modi di fare la superiore, ogni parola al vetriolo che le scaglio contro le fa effetto, in qualche modo ha il potere di ferirla, cosa che difficilmente succede al contrario.

    - No, no. E' che credevo che dormissi in una bara a mani incrociate sul petto come immagino faccia Vance... e, invece, hai addirittura un diario che compili prima di addormentarti, come ogni signorina dabbene. -

    Le parole della Beckett mi raggelano il sangue: deve aver frugato nel mio zaino e deve aver scovato il quaderno che mi ha regalato Darlene, in cui ormai scrivo tutti i miei pensieri... comodi o scomodi che siano. L'espressione che rivolgo alla concasata non riesce a trasmettere altro che istantaneo livore: se solo non ne andasse della mia carriera scolastica e del mio futuro in qualità di strega promettente, la crucerei seduta stante. Lei capta il mio sdegno e si appiglia ad esso tramite un sorriso sbilenco e infame: - Tranquilla, Moriarty. Il tuo segreto è al sicuro con me. - Deglutisco, sentendo le orbite bruciare e il cuore compiere una capriola nel petto: non posso credere di essere stata tanto sprovveduta e leggera da aver permesso a questa decerebrata di scoprire la mia natura maledetta. Perché è a quella che si riferisce, no? Alla Licantropia... devo fare qualcosa, devo impedirle di aprire bocca, seriamente...

    - ...Seriamente la tua prima volta è stata con quell'impiastro di Tassorosso? -

    Okay. Evidentemente, non si riferisce alla Licantropia. Sta parlando di Jericho, il ché, forse, è anche peggio. Non perché sia un segreto da tenere al sicuro, ma perché ho paura che se continuerà a provocarmi in tal senso, io non risponderò più di me stessa. Sono più brava a mantenere il controllo, se non sono coinvolti i miei affetti. Malgrado le guance arrossate, cerco di mantenere un certo aplomb e alzo il mento rivolgendole un'espressione sprezzante e altamente giudicante, che la faccia sentire piccolissima: -Dimmi dove l'hai messo e non ti succederà niente. So che l'hai nascosto da qualche parte per farmi dannare, quindi... sputa il rospo, metaforicamente, oppure te lo faccio sputare in maniera letterale.-

    Rosaline mi sorride ancora, prima di staccare la spalla dal baldacchino del mio letto e sciogliere l'intreccio delle braccia: - Non c'è anima viva che possa aiutarti, nella tua ricerca. -


    ///



    Rosaline Beckett, con gli indovinelli, era abbastanza scarsa: a Olivia ci volle meno di un minuto per capire dove voleva andare a parare e, indossati i suoi anfibi al di sotto della corta camicia da notte da spettro vittoriano, si era munita di bacchetta ed aveva atteso l'alba con gli occhi sbarrati e puntati sulle vetrate della Sala Comune di Serpeverde. Non appena il sole aveva cominciato ad illuminare le profondità del Lago Nero, la violoncellista era schizzata furtivamente fuori dal dormitorio e si era diretta come uno spiritello verso il bagno delle ragazze al secondo piano del castello. Lì avrebbe trovato l'anima non viva che l'avrebbe aiutata a scovare il suo diario segreto pieno di stickers e rabbia adolescenziale.

    -Mirtilla, ci sei?- proferì con un filo di voce, portandosi una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio e sporgendosi in direzione di uno dei cubicoli abbandonati. Lo spettro della Warren non sembrava volersi palesare, per il momento - forse era andata a disturbare qualche autorità, nel bagno dei Prefetti - ma questo non impedì a Evvivia di cominciare la sua estenuante ricerca: si mise carponi, adagiando ginocchia e palmi sulla roccia levigata del pavimento, cercando di individuare l'eventuale presenza del suo quaderno. Rimase in quella posizione sconveniente finché i suoi occhi abissali non intercettarono la presenza di un altro paio di gambe femminili e... vive. Tragicamente vive. Risalendo con lo sguardo lentamente, la figlia di Salazar si rese presto conto di non essere sola: Grace Hastings torreggiava nei suoi pressi e, forse, si chiedeva quanto fosse squilibrata la sua compagna di classe, famosa per il rigore accademico e non certo per essere una che se ne sta a quattro zampe nei bagni di Hogwarts.

    -Hastings.- salutò, con la sua solita verve e due occhiaie peste da Cimitero di Père-Lachaise, cercando di dissimulare il velo di imbarazzo con la tipica faccia falsamente imperturbabile.
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Corvonero
    Posts
    10

    Status
    Offline
    Che cosa ci faceva in bagno a quell’ora? Bella domanda perché nemmeno lei se lo spiegava.
    Si era svegliata di colpo, scordando in nemmeno due secondi il motivo per il quale il suo corpo le negasse improvvisamente il bisogno di dormire e si guardò all’interno della stanza, scovando il corpo di Amara coperto dalle pesanti coperte, dormento tranquillamente e ignara che la Hastings stava sgattaiolando via alle prime luci dell’alba.
    Le sue ciabatte pelose emettevano un suono che a volte la infastidiva e altre volte le piaceva mentre scendeva gli scalini che la portavano alla Sala Comune, diretta verso l’uscita e chissà fin dove si sarebbe trascinata, avvolta dalla costosa vestaglia di seta che sua zia le aveva regalato il natale scorso.
    Trovava assurdo come gli anni fossero passati così velocemente, quanto poco fosse passato rispetto alla prima volta in cui mise piede all’interno della scuola perché sì, forse dall’esterno sette anni potevano risultare molti ed estremamente lunghi ma a lei? Per lei fu come un battito di ciglia, una dormita di cinque minuti nel pomeriggio.
    Forse era proprio questo il problema della diciassettenne che improvvisamente era giunta al suo ultimo anno di scuola, la stessa che un po’ la proteggeva dalla vita degli adulti al di fuori da quelle mura, la stessa che un po’ le permetteva di non pensare a cosa l’avrebbe attesa una volta diplomata.
    Che diavolo avrebbe fatto Grace Hastings una volta uscita da Hogwarts? Avrebbe frequentato una delle pregiose università babbane seguendo il volere dei genitori o avrebbe proseguito per la propria strada? Ma quale era la sua strada?
    Si guardò intorno, vigile nonostante sapesse di non infrangere alcuna regola, godendosi quell’immenso silenzio e tranquillità che nemmeno nella Sala Comune riusciva a trovare ripensando al tempo che si era fatta scorrere davanti.
    Diciassette anni e non era mai uscita dalla Gran Bretagna, non aveva nemmeno visitato per bene la Scozia o l’Irlanda, a malapena sapeva com’erano fatte le città al di fuori di Londra; sapeva il francese ma non era mai andata in Francia; aveva frequentato i migliori ristoranti italiani ma non aveva mai visto la Fontana di Trevi o i paesaggi toscani. Non era mai stata ad un concerto, mai dato il primo bacio o provato dei sentimenti per qualcuno, l’unica cosa trasgressiva che le veniva in mente era di tagliarsi la frangia ogni tanto ma niente di più e ora aveva diciassette anni e che frequentava l’ultimo anno di Hogwarts, si rese conto che non aveva nemmeno una materia preferita.
    Non aveva mai dato preferenze, non trovava qualcosa più interessante rispetto ad un’altra e di certo non si classificava tra le migliori studente in una facoltà particolare, persino con i propri professori aveva un rapporto discreto se non inesistente. Non provò nemmeno a selezionarsi alla squadra di quidditch.

    Mentre camminava nel bel mezzo di quella crisi esistenziale, la Hastings non poté che notare una piccola figura sgattaiolare lungo il corridoio, occupata a chissà fare cosa per notare la giovane inglese immobile e stretta all’interno della vestaglia color celeste.
    Di solito si faceva gli affari suoi, di solito se ne stava contro un angolo a guardare gli altri fare qualcosa eppure quella mattina si ritrovò a seguire lentamente la figura intravista, lasciando quei metri di distanza che le permettevano di restare nell’ombra. Camminò lungo il corridoio, giungendo al bagno femminile conosciuto per la presenza di una persona che non si faceva mai gli affari suoi, curiosando finché la protagonista di quella piccola avventura non pronunciò il suo nome.

    -Moriarty- mormorò lei accennando un piccolo sorriso –Cosa ci fai sveglia a quest’ora?- chiese piegando il capo leggermente di lato, stringendo le braccia al petto come se già non si stesse stritolando da sola –E a terra, lo sai che non è igienico vero?-
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    HOWL

    Group
    Caposcuola Serpeverde
    Posts
    230
    Location
    Birmingham

    Status
    Anonymous
    Era stata sgamata in pieno: chiappe all'aria (si fa per dire) e dignità rovesciata sul pavimento, come la sua intera sagomina asservita alla ricerca del quaderno pieno di stickers. Malgrado questo, non sembrava particolarmente in imbarazzo. Olivia non era famosa per l'insicurezza e, anzi, soleva indossare con facilità una formidabile faccia di bronzo, quando occorreva barcamenarsi con l'aspetto sociale della sua breve esistenza di diciassettenne problematica.

    Gliene fregava poco e niente del giudizio altrui, a meno che non si trattasse delle pochissime persone di cui si fidava dunque, anche in quel contesto così strambo, non avrebbe vacillato: nel sentire ciò che la sua compagna di classe aveva da comunicare, la Serpeverde inarcò un sopracciglio senza mai distogliere lo sguardo dal lastricato umido del pavimento, cercando sostegno nelle crepe della roccia lavorata. Certo che sapeva che gattonare per terra non fosse la cosa più igienica da fare in una società civile ma, a mali estremi, estremi rimedi. Anche perché avrebbe volentieri utilizzato un Incantesimo di Appello per richiamare a sé il diario ma, furba come una faina, vi aveva in precedenza applicato dei sortilegi restrittivi in maniera tale da non essere facilmente rubato, quindi doveva necessariamente approcciarsi a quella missione "alla babbana". Maledetta Beckett, entro la fine del settimo anno avrebbe sfruttato il suo ruolo di Caposcuola per infliggerle una punizione esemplare.

    -Lo so. Per fortuna ho il sistema immunitario di un soldato spartano.- replicò con sarcasmo, non così percepibile dato il tono di voce quasi sempre neutrale (e tetro). Che poi era abbastanza ridicola, come risposta, considerando il morbo incurabile che l'affliggeva mensilmente, ma... beh, la figlia di Rowena non lo sapeva. Comunque, non ce l'aveva con la Corvonero, anzi, poteva dire che era una delle poche compagne di classe che non la disturbavano: l'aveva sempre trovata una persona relativamente tranquilla, che se ne stava sulle sue e che non le aveva mai dato modo di provare l'astio che, invece, riserbava con grande maestria nei confronti di molte concasate. Dopo qualche istante passato a scrutare al di sotto delle porte verniciate dei cubicoli, senza successo, la violoncellista si tirò su in piedi, spolverando le ginocchia con le piccole mani, prima di spostare la lunga chioma corvina su una delle spalle. I suoi occhi abissali presero a osservare la vestaglia celeste della Hastings e, successivamente, incapparono sulle pantofole, un mood completamente opposto ai brutali anfibi che indossava la verde-argento.

    -Sto cercando un quaderno che mi è stato illecitamente sottratto da una compagna di casata. Come si dice: "solidarietà femminile un corno". So che si trova in questo bagno e avrei gradito l'aiuto di Mirtilla per trovarlo, tuttavia sembra stia infestando un altro luogo del castello, allo stato attuale.- articolò, incrociando le braccia sottili sotto al seno quasi del tutto inesistente -Oppure non ha voglia di interfacciarsi con me e, onestamente, non le darei torto.- aggiunse in un moto di autoironia, muovendo poi i pochi passi necessari che la separavano dai lavandini incrostati dalla ruggine. Magari Rosaline aveva nascosto il diario tra le varie tubature antiche.

    -Vedo che, comunque, gironzolare ad orari improbabili e in pigiama per i corridoi di Hogwarts è anche una tua passione.- commentò, lanciandole un'occhiata incuriosita -Tu cosa ci fai sveglia a quest'ora?- rigirò la domanda, senza preoccuparsi di risultare invadente.
     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Corvonero
    Posts
    10

    Status
    Offline
    Restò ferma immobile con lo sguardo ancora rivolto verso il basso mentre picchiettava la ciabatta pelosa sul pavimento freddo. Alle parole di Olivia, Grace, arricciò appena il naso trattenendo una piccola risata prima di ricomporsi, come se per tutto quel tempo fosse stata scomposta o chissà cos’altro.
    -Buono a sapersi- disse in risposta, distogliendo lo sguardo dalla Serpeverde per guardarsi nuovamente in giro come se, dopo tutti quegli anni, non avesse mai messo piede all’interno di quel bagno prima d’allora.
    Beh in realtà la Hastings, se poteva, lo evitava come la peste, riteneva fosse meglio farsela addosso o stare così male da accasciarsi a terra piuttosto che mettere piede dentro a quel bagno ma non perché fosse sporco, Grace evitava quel bagno per un unico e solo motivo: Mirtilla Malcontenta.

    “Arrivo subito” rivolse un veloce sguardo ad Amara, trattenendo la smorfia di dolore a causa delle costanti fitte che quel giorno persistevano a torturarla, lasciandole la borsa mentre si avviava verso il bagno. Evitò gli sguardi delle altre ragazze dal momento che in quei giorni non aveva nemmeno la forza di stare dritta dal mal di schiena costante, anche se non aveva idea di come potesse farle così male visto che era sempre composta e con la schiena dritta.
    Si chiuse la porta del bagno alle spalle e si sedette sul gabinetto, le iridi castane che captarono il vero motivo per cui in quegli ultimi giorni si sentiva costantemente male, sbiancando all’idea di aver detto all’unica persona di cui si fidava di aspettarla fuori.
    “merda” mormorò a voce bassa, ripetendo l’imprecazione come un disco rotto ormai persa nei meandri del panico più totale, la quale le offuscavano la mente nel trovare la soluzione più semplice del mondo. Sapeva che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato, sperava accadesse quando era in camera sua in totale tranquillità e non nella fretta tra una lezione e l’altra ma era evidente che ormai più la Hastings pianificava qualcosa, più le cose capitavano come e quando volevano. Per esempio, sperava che le prime mestruazioni arrivassero un pochino prima dei suoi quindici anni ma ovviamente, non fu così; sperava arrivassero in un momento in cui avesse sotto mano il proprio kit che aveva preparato con cura all’età di dodici anni durante le vacanze di natale, ma ovviamente non fu così.
    Prese un respiro profondo, cercando di far funzionare nuovamente i neuroni momentaneamente congelati quando la vista di Mirtilla la fece urlare. “MIRTILLA!” urlò la piccola Grance, coprendosi con la gonna mentre le guance le si coloravano di rosso “Ti sembra il modo?” aggiunse poco dopo.
    Avrebbe preferito morire piuttosto che gestire Mirtilla in quelle condizioni ma era anche vero ch’era l’unica che potesse contattare Amara senza che lei uscisse dal bagno “Mi fai un favore?” chiese sviando tutte le domande del fantasma, stampandosi sul viso il più falso sorriso cordiale del mondo….

    Il fatto fu che Mirtilla chiamò Amara, il problema è che non lo fece con discrezione, lo urlò all’interno del bagno attirando l’attenzione delle ragazze presenti e dei passanti che passavano davanti al bagno, sentendo Mirtilla che urlava “A Grace sono arrivate le mestruazioni, ha bisogno di assistenza”


    Il ricordo di quel bruttissimo giorno le regalò una scossa di brividi glaciali oltre ad un forte imbarazzo, dimenticandosi brevemente della conversazione con Olivia –Meglio che non ci sia- disse ancor prima di potersi controllare “Non devi mai mostrarti astia nei confronti di qualcuno. È segno di debolezza, Grace. Gli Hastings non hanno debolezze”, scosse la testa appena, scacciandosi dalla testa la voce di suo padre mentre abbozzava un piccolo sorriso sul volto –Nulla di interessante, non riuscivo a dormire quindi ho pensato di camminare- disse rispondendo, ma anche evitando il grande problema del futuro, alla domanda della compagna –Se vuoi posso aiutarti a cercare il tuo quaderno- tentò mordendosi l’interno della guancia, un vizio che non riusciva proprio a togliersi –Se ti va ovviamente- era palese che Grace sperasse che Olivia le dicesse di sì, non aveva alcuna voglia di tormentarsi ulteriormente del proprio futuro.
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    HOWL

    Group
    Caposcuola Serpeverde
    Posts
    230
    Location
    Birmingham

    Status
    Anonymous

    –Meglio che non ci sia-



    Automaticamente, il sopracciglio sinistro di Lupita schizzò verso l'alto: la risposta da parte della Hastings aveva istantaneamente acceso il suo interesse, perché foderata da un velo di sincero sollievo. Era evidente che Mirtilla Malcontenta avesse combinato qualcosa, grave o meno che fosse, che aveva messo Grace in una posizione scomoda, al punto da non gradire la sua presenza. Era pur vero che lo spettro della Warren non fosse, come si suol dire, l'anima della festa: lamentosa, capricciosa e snervante, avrebbe potuto suscitare fastidio anche senza effettivamente dover fare qualcosa nello specifico. Persino Olivia, l'anno prima, aveva raggiunto il limite di sopportazione con lei, la volta in cui il fantasma l'aveva messa in imbarazzo davanti a Rosenbau. Tuttavia c'era qualcosa, nel tono utilizzato dalla Corvonero, che non faceva altro che alimentare l'animo irrimediabilmente ficcanaso della Caposcuola verde-argento.

    -Perché?- domandò, quindi, a bruciapelo, con il suo tono da Inquisitrice Suprema, senza preoccuparsi di risultare invadente o inopportuna. Un brutto vizio che non era ancora riuscita a smussare, complice la sua fervente e ormai famigerata curiosità nei confronti di qualsivoglia argomento e situazione. Gli occhi abissali piantati nei gemelli color cioccolato, l'espressione inamovibile che si ammorbidì solo quando Grace le offrì il suo aiuto per la ricerca del dannato quaderno scomparso: non sorrise, non apertamente, ma gli angoli della bocca violacea si storsero impercettibilmente verso l'alto, per mezzo secondo.

    -Sì. Mi va.- replicò, prima di scrollare le piccole spalle -Purtroppo dobbiamo cercarlo senza la magia, perché intorno vi ho applicato degli incantesimi di protezione. Ovviamente, questo non ha impedito alla mia compagna di casata di prenderne possesso "alla babbana". Ho sottovalutato la sua caparbietà, ma non succederà più.- proferì, riprendendo le ricerche. Non sapeva spiegarsi quella sorta di strana logorrea che si era impadronita della sua lingua - solitamente annodata -, ma aveva deciso di non darci troppo peso: per una volta che le andava di proferire verbo più dei soliti insulti, frecciatine sarcastiche o monosillabi secchi, non si sarebbe censurata. Circumnavigò i lavandini, studiandone il lavabo e anche la struttura inferiore, senza trovare nessuna traccia del suo diario personale. Sbuffando appena, scosse la testolina nera e tornò nei pressi delle cabine di legno scuro che ospitavano i gabinetti.

    -Magari potresti aiutarmi anche a vendicarmi di Rosaline. Stavo pensando di dare libero sfogo alla mia immaturità e metterle del tonno rancido nel suo flacone di shampoo alla fragola, ma preferirei architettare un piano ben studiato. Anticonvenzionale, inedito, strategicamente perfetto come una tattica bellica.- proseguì, le manine intrecciate sul coccige e l'espressione fintamente neutrale di un serial killer. Si stava spazientendo perché non trovava il quaderno, ma aveva optato per la dissimulazione, per quanto possibile data la sua rinomata bitch face.

    -Il contributo di una delle menti più brillanti del settimo anno potrebbe essere fondamentale, per la buona riuscita del piano.- si voltò in direzione della Hastings, chiarificando tramite lo sguardo che si stava riferendo proprio a lei. Cos'era quello? Un fiacco tentativo di instaurare una specie di rapporto di... amicizia?! Con una persona che non fosse la Earnshaw? Forse stava davvero crescendo. O, forse, l'influenza di Jericho la stava gradualmente rammollendo. Comunque, nel punto in cui stava cercando Grace, le orbite nerissime scorsero una porzione di una copertina familiare: Olivia intravide uno degli sticker che Darla aveva applicato sul diario.

    -Lì. Lo vedo.- indicò la Moriarty, con tanto di indice smaltato di nero proteso in direzione di uno dei vasi di ceramica. Rosaline Beckett aveva buttato il suo diario dentro un cesso? Una narice si arricciò gradualmente e i polmoni si riempirono di ossigeno - e rabbia. A occhi sgranati e cipiglio ferale, somigliava terribilmente alla bestia immonda in cui si trasformava ad ogni plenilunio. Sarebbe scoppiata di lì a poco: solo Grace Hastings avrebbe potuto, in quel momento, chetare l'esplosione.
     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Corvonero
    Posts
    10

    Status
    Offline
    “Perché?”
    Sentiva le guance andarle a fuoco o almeno avrebbe voluto perché sua madre si era sempre ripromessa di riprenderla quando le sue emozioni divenivano visibili sul proprio viso, facendole capire ancora una volta quanto ciò avrebbe potuto rovinare la reputazione della sua famiglia sui giornali babbani. Come se ai comuni mortali importasse che Grace Hastings arrossiva furiosamente per la vergogna dovuto ad un ricordo imbarazzante.
    Tuttavia la Corvonero esitò qualche istante, valutando tutti i pro e i contro nel rivelare il proprio segreto: da una parte avrebbe trovato gratificante spiegare il suo astio verso il fantasma, giustificando tutti i motivi per il quale Grace avrebbe preferito starsene seduta tutto il giorno alle lezioni di Storia della Magia anziché varcare la soglia di quel bagno, dall’altra beh. Grace e Olivia non erano completamente amiche, Olivia aveva il suo gruppo di amicizie e si, Grace poteva dire più o meno lo stesso di se stessa anche se non ne era totalmente sicura.
    Aveva amici perché Amara aveva amici, lei era solamente l’ombra della compagna che la seguiva e al quale le capitava di scambiare qualche parola con altri esseri umani, una volta ogni tanto.
    Quindi cosa ne sapeva che la Serpreverde non sarebbe scoppiata a ridere alla sua rivelazione? Stereotipo o meno, certi comportamenti restavano comuni tra le casate, o sbagliava completamente?

    Comunque il tempo per pensare non c’era e più restava in silenzio più immaginava che la curiosità della Moriarty sarebbe cresciuto a vista d’occhio, e poi Grace non aveva le capacità di auto-giudizio. Era pessima in quello.
    -Avevo chiesto a Mirtilla di chiamare Amara con discrezione perché mi era venuto il ciclo per la prima volta e non ero preparata…- decise che parlare e dover gestire il possibile imbarazzo con la Serpeverde fosse la soluzione migliore e poi era certa che se gli studenti avessero scoperto il vero motivo per il quale Grace odiasse Mirtilla, dubitava ne avrebbe parlato o derisa senza alcun ritegno. Gli adolescenti scherzavano su tutto ma appena si proferivano le parole ciclo mestruale, tutto cambiava.
    In positivo per lei, perché ancora molti lo trovavano disgustoso.
    In negativo per la loro generazione, perché risultava ancora un tabù.
    -Ma anziché andarla a chiamare fuori dal bagno, l’ha urlato e si insomma, la gente che era presente e che passava per il corridoio, l’ha sentita- sollevò le spalle in aria come se fosse successo nulla, ma la verità era che Grace non era uscita per due giorni dalla propria camera pensando di ritrovarsi circondata di risate o di sguardi che la giudicavano ingiustamente.

    Fortunatamente per lei, il topic del discorso ritornò sull’oggetto nascosto e Grace ne fu più che felice -Ma perché te l’ha rubato?- chiese mettendosi subito al lavoro. Cercare alla babbana non era un problema per lei, in famiglia era l’unica che possedeva la magia e di certo i suoi genitori non erano entusiasti del lato egocentrico della figlia. Suo padre l’aveva persino definita hippy.
    -Insomma lei ti odia e quindi ti ruba qualcosa?- tentò di indovinare mentre camminava all’interno del bagno, piegandosi o chinandosi in ogni possibile angolo o buco in cui Rosaline avrebbe potuto nascondere il quaderno. Controllo anche le fessure e giurò persino di aver fatto pressione nella parte bassa della struttura in legno che divideva e chiudeva i gabinetti dal resto del bagno, sentendo un lieve suono che non proferiva nulla di buono.
    Fece una piccola smorfia innocente e passò oltre, se fingeva di non aver toccato nulla, il danno era inesistente.

    -Non mi sono mai vendicata di qualcuno- ammise continuando la propria ricerca, a dire il vero solo il fatto che Olivia l’avesse interpellata per una cosa del genere un po’ la elettrizzava -Potresti sostituire lo shampoo con della crema depilatoria- mormorò come se nulla fosse, tranquilla e pacata come sempre mentre i suoi occhi studiavano ogni punto del bagno. Ma dove cavolo era quel maledetto quaderno?
    Le seguenti parole di Olivia però la fermarono sui suoi stessi passi portandola a voltarsi verso di lei. Entrambe si guardavano in silenzio per brevissimi secondi, permettendo così a Grace di chiedersi se quelle parole fossero rivolte veramente a lei o se Olivia avesse iniziato a parlare di sé in terza persona. Cioè, è vero che era una Corvonero e che la sua media non facesse così schifo e che spesso passava più tempo sui libri che a fare qualsiasi cosa, in più studiava privatamente anche altro sotto l’ordine dei suoi genitori ma lei menti più brillanti del settimo anno?

    Si, Grace non aveva questa gran fiducia in se stessa.

    -Credi davvero che sia la mente più brillante del settimo anno?- chiese.
    Patetica.
    Aveva così una bassa considerazione in se stessa da ritrovarsi a chiedere con estrema esitazione se Olivia dicesse o meno la verità, non era caduta mai così in basso come quella mattina eppure il viso di Olivia non la facevano sentire patetica quanto lo erano risultate le sue parole. Magari lo diceva soltanto per avere una partner nel crimine che avrebbe commesso nel futuro, magari voleva solamente aggraziarsela o forse era un modo per diventare più che delle conoscenti?
    Perché le sembrava così strano che una persona come Olivia potesse uscire o parlare con una come Grace?
    Scosse appena la testa, scacciando quelle milioni di domande che la confondevano e basta prima di stamparsi un piccolo ma gentile sorriso sul volto -Sono curiosa di vedere come lavori, Mortiary- mormorò lei, quasi come se le due avessero finalmente stipulato un contratto di lavoro.
    Ma come ogni cosa bella e improvvisa, la scomodità e la sfortuna dovevano sempre bussare alla porta delle grandi illusioni, distruggendo quella bolla di cristallo che le aveva inglobate fino a quel momento.

    Le bastò solamente guardarla in volto per capire che, ritrovare il proprio diario buttato dentro un cesso non fosse la cosa più bella del mondo. Alla vista di chi non ne aveva mai posseduto uno, si poteva pensare che fosse un semplice quaderno con pagine scritte e altre lasciate totalmente in bianco, un cumulo di parole che non avrebbero ne peggiorato ne, tanto meno, migliorato la vita per ogni abituate che stava sulla terra ma, se per una persona come Grace che mai aveva scritto i suoi pensieri, paure o qualsiasi cosa reputasse importante una reazione del genere poteva risultare estrema, per chi usava quelle pagine per sé stesso, tutto ciò non poteva essere niente che di meno che una pugnalata dritta nello stomaco.
    Rosaline aveva preso qualcosa di Olivia e l’aveva gettato come se nulla fosse.


    -Non è perduto- disse subito, un’istinto che nemmeno riconosceva essere proprio mentre gli occhi grandi ricevano quelli della compagna, come se le sue frasi a seguire avessero cessato il fuoco che rischiava di scoppiare da un momento all’altro -Hai fatto altri incantesimi sul diario?- chiese curiosa -Nel senso che in tal caso possiamo asciugarlo con la magia- e anche disinfettarlo un centinaio di volte, magari -Se no lo asciughiamo alla vecchia maniera- disse nuovamente -Ci vorrà già attenzione e magari le pagine non saranno più come prima ma…- tentò un passo verso di lei -Possiamo recuperarlo, Olivia- disse -Devi solo fidarti di me-.
     
    .
5 replies since 18/10/2023, 11:34   98 views
  Share  
.